La Fed non è ancora pronta a deporre le armi

C’è grande attesa per le decisioni della Federal Reserve sulla politica monetaria, in arrivo stasera, non perché ci si attenda qualche imminente modifica, quanto piuttosto per capire quale sarà la roadmap del cosiddetto “tapering”, ovvero un ritiro graduale e progressivo delle misure di quantitative easing, che ad oggi valgono 85 miliardi al mese.

Stando alle ultime dichiarazioni del Presidente Ben Bernanke, proprio qualche giorno fa a Capitol Hill, non vi è certezza su “quando” e “come” verrà avviata l’exit strategy di una politica monetaria fortemente espansiva, attuata dalla Fed all’indomani della crisi finanziaria.

Il numero uno della Fed, noto come “colomba” in capo, per la sua predilezione al mantenimento degli stimoli il più a lungo possibile, ha affermato che gli stimoli resteranno in vigore se non si registrerà un chiaro e netto miglioramento dei dati macroeconomici.

Gli indicatori economici, ultimamente, hanno un po’ deluso, soprattutto quelli sul mercato immobiliare, ma il tratto distintivo sarà i, tasso di disoccupazione, che resta ancora piuttosto elevato rispetto al target del 6,5% fissato dalla banca centrale statunitense. Intanto, venerdì sarà pubblicato il nuovo Job Report relativo al mese di luglio.

Bernanke ha però precisato che non è certo che l’avvio del “tapering” cadrà in autunno e che, anzi, potrebbero essere aumentati gli stimoli in caso di peggioramento della congiuntura. Un’ipotesi chiaramente fin troppo pessimistica e non aderente alla realtà, ma le valutazioni di questo incontro sdaranno determinanti nel capire se qualche stretta ci sarà a settembre o ottobre.

Poi, bisognerà capire come si muoveranno le altre due colombe della Fed, la vice Janet Yellen, sempre più favorita per la successione alla presidenza, e William Dudley, Presidente della Fed di New York e vice presidente del comitato di politica monetaria