Fuori Imu dentro Service Tax: quattro mesi per riformare il fisco del mattone

Si fa presto a dire addio Imu. Per due rate della vituperata imposta sulla casa confinate in soffitta, si profila un quarto trimestre 2013 che promette di ridefinire completamente la tassazione sugli immobili.

La roadmap sul calendario è già tracciata nella sequenza di snodi innescata dal decreto approvato mercoledì scorso in consiglio dei ministri. Partiamo dal dato più sensibile ad altezza portafogli: non abbiamo pagato giugno (la copertura c’è, di due miliardi), allo stesso modo non pagheremo la tranche di dicembre dell’Imu. Il decreto che entra ufficialmente in vigore oggi 31 agosto, salva gli italiani dalla rischiosa ipotesi avvistata dal legislatore lo scorso 21 maggio: col primo intervento urgente di sospensione della prima rata sulla casa fu prevista una clausola di salvaguardia che imponeva di ritornare al passato (e versare entro settembre) qualora fosse naufragato il nuovo decreto. L’esenzione, comunque, non riguarderà gli immobili classificati in catasto come signorili (A/1) e le ville (A/8) che in Italia sono circa 70mila.

Prima di tirare il fiato meglio cerchiare in rosso la scadenza del 15 ottobre, quando la Legge di stabilità alias vecchia Finanziaria, dovrà trovare le risorse per i 2,4 miliardi di euro restanti a raggiungere i 4,4 di gettito garantito finora dagli incassi sulle prime case.

Con quello stesso provvedimento dovrà essere disciplinata la nuova ‘supertassa’ ispirata al modello federale che dal 2014 prenderà il posto dell’Imu, la ‘Service Tax’, da qualcuno ribattezzata ‘Taser’, con un involontario richiamo alle pistole elettriche per stordire i violenti.

Da via XX Settembre pare abbiano già fatto dietrofront sul nome, ma è presto per dire se i contribuenti italiani rimarranno ancora ‘fulminati’. Il 2012 è passato agli archivi come l’annus horribilis di un’economia non solo spossata, ma infiacchita da continui esborsi all’erario. Quasi 18 milioni di contribuenti hanno versato mediamente 225 euro ciascuno alla voce Imu.

Il progetto varato dal governo e affidato alla Legge di stabilità per la messa a punto, si articolerà in due componenti. La prima (Tari) incorporerà la Tares (8 miliardi di gettito annuo) e sarà dovuta da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani; l’altra (Tasi) sarà a carico di chi occupa fabbricati e andrà a coprire i cosiddetti servizi indivisibili, come illuminazione, marciapiedi, manutenzione manto stradale.

Le aliquote saranno parametrate dai Comuni in accordo al principio di flessibilità e personalizzazione, in misura tale da garantire la copertura integrale del servizio. Ma non sarà un far-west dell’aliquota: il presidente del Consiglio Letta ha assicurato che saranno posti dei tetti oltre i quali i municipi non potranno spingersi, e che complessivamente la nuova imposta non determinerà un aumento del peso fiscale.

Anche perché entro il 5 settembre, il ministero dell’Interno erogherà 2.5 miliardi agli Enti locali come anticipo su quanto spettante per l’anno in corso a titolo di Fondo di solidarietà comunale. Staremo a vedere.

Intanto, una mano al mattone italiano arriva anche dai due miliardi di euro che la Cassa depositi e prestiti verserà nei forzieri delle banche per sbloccare, finalmente, la stretta creditizia sui mutui per l’acquisto della abitazione principale.

Sul fronte degli imprenditori edili, diventa realtà la sospensione della rata sugli immobili invenduti, un paradosso additato da molti come emblema della asprezza dell’Imu. Il 16 dicembre non dovranno più mettere mano al conto per pagare la seconda rata; e poi dal primo gennaio scatterà l’esenzione per i fabbricati già eretti e destinati dai costruttori alla vendita fintanto che permanga tale destinazione e non siano in ogni caso affittati.

Infine il 31 dicembre, termine del primo periodo d’imposta a cui si applicano agevolazioni ed adempimenti previsti dal decreto. Per professionisti e imprese scatterà la deducibilità al 50 percento dell’Imu ai fini Ires e Irpef, ma anche l’aliquota agevolata al 15 percento per la cedolare secca sugli affitti a canone concordato.