Imprenditoria femminile – Quasi 5.000 in più le aziende in rosa

immagine4_optStando ai dati dell’Osservatorio dell’Imprenditoria femminile di Unioncamere-InfoCamere, le imprese guidate al femminile crescono più del totale: +0,34% a fronte dello 0,13 complessivo. Ma si tratta ancora di micro-aziende

Le imprese sono in affanno, ma quelle guidate dalla ‘altra metà del cielo’ sembrano avere abbastanza fiato per correre. Considerando il periodo giugno 2013-giugno 2012, l’esercito delle imprese femminili è cresciuto di 4.878 unità, pari al +0,34%, a fronte di un aumento complessivo dello 0,13%. Prato, Siracusa, Pescara e Novara le città più ‘vivaci’; invece, le regioni in cui le attività produttive si sono tinte più di rosa sono Molise, Abruzzo e Basilicata. Questi gli ultimi dati elaborati dall’Osservatorio dell’Imprenditoria femminile di Unioncamere-InfoCamere.

Alla fine del secondo trimestre di quest’anno, fanno sapere dall’organismo che rappresenta le Camere di commercio italiane, le imprese femminili iscritte al Registro delle imprese delle Camere di commercio sono 1.429.880,  il 23,6% del totale delle imprese. Quasi il 12% di esse (per complessive 171.414 unità) ha al comando giovani di meno di 35 anni.

«Forse le pari opportunità non sono ancora pienamente entrate nel dizionario comune degli italiani — è l’opinione del presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello —. Ma un fatto appare incontrovertibile: anche quando le condizioni del mercato non sono certo vantaggiose, la voglia di impresa delle donne non cede».

Oltre al cospicuo saldo positivo (pari a quasi 5 mila unità in più), l’Osservatorio fa emergere anche la tendenza al rafforzamento strutturale dell’imprenditoria femminile. Anche se  le donne continuano a scegliere prevalentemente la forma giuridica della ditta individuale (a giugno lo hanno fatto in 854.718), il bilancio dei dodici mesi esaminati registra un forte incremento delle società di capitali ‘rosa’: +9.027 unità, con una crescita dello stock di queste imprese del 4,21%. Sensibile anche l’aumento delle cooperative guidate da donne: 923 imprese in più, con un aumento nel periodo del 3,13%.

Nella stragrande maggioranza, tuttavia, le imprese femminili (fenomeno che possiamo considerare ancora relativamente recente, visto che l’86% di esse è stata costituita dopo il 1990), restano di piccola dimensione: quasi il 69% ha meno di 1 addetto (a fronte del 67% della media nazionale).

Spiegano da Unioncamere: «Il settore terziario continua ad attrarre fortemente l’universo femminile: 3.573 le unità in più nei servizi di alloggio e di ristorazione, 1.107 in più quelle legate al noleggio e agenzie di viaggio. Significativi i numeri anche di chi continua a scegliere il mondo dei servizi alla persona (+1.288), ma anche quelli di attività che, fino a pochi anni fa erano appannaggio dell’universo maschile». Un dato che interessa, infatti, vede salire di 1.337 unità le imprese femminili che operano nelle attività finanziarie, assicurative e immobiliari; mentre il saldo dell costruzioni segna quota+1.055.

A livello territoriale, la regione più rosa si conferma anche nel II trimestre 2013 il Molise (dove quasi il 30% del tessuto produttivo è femminile), seguita da Abruzzo (27,8%) e Basilicata (27,7%). A livello provinciale emerge il primato di Benevento (in cui 32,3% delle imprese ha una donna al comando), seguita Avellino (32,2%), da Frosinone (30,8%) e da Isernia (poco più del 30%). Particolarmente proficuo in termini di diffusione di imprese femminili è stato l’anno intercorso tra giugno 2013 e giugno 2012 per Prato (dove la variazione percentuale è stata del +2,62%), Siracusa (+2,40%), Pescara (+2,28%) e Novara (+2,22%). Insomma, se al Sud intraprendere è difficile, alle donne vanno riconosciute dosi di coraggio che spesso e volentieri sorpassano la prudenza dei colleghi maschi.

Va sottolineato poi come «otto imprese guidate da donne su 100 si devono all’iniziativa di cittadine straniere». Sono infatti 114.963 le unità produttive gestite da imprenditrici di altra nazionalità, 82 mila delle quali (pari al 5,76% del totale delle imprese femminili in Italia) hanno al vertice una cittadina extracomunitaria.