Europa, ripresa 2.0

A cura di Robert Jones, co-head european equities di Union Bancaire Privée

Ai buoni ritorni del mercato azionario nel 2012 e nel 2013 ha fatto seguito un inizio d’anno debole per il 2014. Le valutazioni sui titoli sono salite, ma in molti casi queste devono ancora essere supportate da un miglioramento degli utili. E’ comprensibile, quindi, che gli investitori ora si chiedano se i progressi degli ultimi due anni siano sostenibili o se le loro speranze si riveleranno basate su un ottimismo infondato.

Molti analisti non riescono però a cogliere l’effettivo grado di riforma economica di alcune aree dell’Europa. Legati a un meccanismo di tasso di cambio fisso, infatti, i governi hanno cercato di affrontare gli squilibri delle loro economie con altri mezzi. Le economie europee più deboli hanno invece scelto di “svalutare” i salari. Questo vantaggio competitivo sta iniziando a produrre dei risultati. Infatti, quando incontriamo le aziende, sta diventando sempre più comune sentire parlare di potenziali spostamenti della produzione o degli investimenti verso questi Paesi, dove è in atto un processo di riforma. Le esportazioni della Spagna sono ora del 10% superiori rispetto all’ultimo picco, registrato nel 2007. Inoltre, grazie agli sforzi dell’Ue atti a promuovere lo sviluppo nel corso degli ultimi 25 anni, economie come quella spagnola sono in realtà relativamente ben posizionate in termini di infrastrutture. In poche parole, ci son molte ragioni per essere ottimisti su una possibile “rinascita” di un’Europa meridionale dove sono state attuate diverse riforme economiche.

I passi in avanti fatti in Europa sembrano strettamente correlati al desiderio di aumentare la flessibilità del sistema economico. Nel Regno Unito, al momento, la crescita sembra solida anche se si potrebbe sostenere che il governo abbia progettato una ripresa basata sulla stimolazione dei consumi e sull’aumento vertiginoso dei prezzi delle case. Molti mettono in discussione però la saggezza di lungo termine di questa manovra. E’ anche vero che ogni ripresa economica deve pur cominciare da qualche parte. Il tasso di disoccupazione in rapida contrazione suggerisce poi che le imprese stanno iniziando a cambiare il loro comportamento, assumendo nuovo personale e investendo in progetti di lungo termine ad alta intensità di capitale in risposta a questa nuova ventata d’ottimismo.

Era impensabile, anche solo un anno fa, che gli investitori potessero preferire le economie periferiche alla Germania. Eppure, ad oggi è proprio questo il messaggio che sempre più proviene dai mercati. Tale messaggio non sembra essere basato su una speranza cieca, ma appare in realtà fondato, razionalmente, sui risultati delle riforme economiche. I mercati guardano al futuro piuttosto che al passato. Così, ora che l’Europa passa alla fase successiva, gli investitori dovrebbero tenere in debita considerazione le implicazioni di una ripresa sostenuta.

Fonte : FondiOnLine