Il rendimento del Bund al minimo storico. Quello del T Bond al 2,24%: ecco perché

Da una parte il rendimento del titolo di Stato tedesco è sceso al suo nuovo minimo storico (0,838%). Dall’altro, lo yield del T Bond Usa è calato al 2,24%. Due dinamiche coincidenti, seppure con valori ed entità differenti, che mostrano un flusso di acquisti sui due governativi. Per le medesime ragioni? In parte sì, e in parte no.

Rispetto al benchmark di Berlino oggi ha giocato un ruolo fondamentale il dato negativo dello Zew tedesco. L’ennesimo numero che segnala il rallentamento dell’economia Tedesca, giocoforza, schiaccia il rendimento del Bund decennale. Lo yield, tra i vari fattori, ingloba anche le aspettive d’inflazione sull’economia. In tal senso, prevedendo la frenata della Germania, si sconta un’indice dei prezzi al consumo più basso. Di qui, il rendimento che scende. A questo fattore negativo, tuttavia, si affianca un altro elemento. Per così dire, positivo. È il classico «fly to quality». Cioè, nel momento in cui si addensano sempre di più le nuvole sull’economia del Vecchio continente gli investitori parcheggiano denaro sul Bund. Il quale, non offre rendimento ma è, per l’appunto, un porto sicuro.

Fin qui il titolo di Stato di Berlino: ma rispetto, invece, al Treasury? Su questo fronte il tema è un po’ diverso. Una delle delle motivazioni per questo movimento, infatti, è costituita dalla considerazione che la stretta di politica monetaria da parte della Federal reserve si allontana. Il mercato, cioè, scommette che Yanet Yellen alzerà i tassi non così presto. «I derivati – sottolineno gli esperti di Mps Capital Services -mostrano come le aspettative di un primo ritocco all’insù del costo del denaro da parte della Fed si siano spostati in avanti, dopo settembre 2015». La probabilità di un aumento ad ottobre è pari al 56%, mentre la finestra di settembre è considerata plausibile poco sotto al 50%. In un simile contesto gli investitori, che prima vendevano i titoli di Stato Usa in attesa del più alto rendimento in asta, adesso hanno cambiato (o rallentato) la strategia. Così, il saggio dei T Bond cala.

È chiaro che il tema del rialzo dei tassi non è presente nello scenario europeo. Detto ciò, ci sono invece alcune variabili che si richiamano l’una con l’altra. Non può dimenticarsi che, nel week end, c’è stato l’intervento del vicegovernatore della Fed Fischer. Quest’ultimo ha accennato alla possibilità di una politica monetaria accomodante per un maggior periodo di tempo alla luce della debole crescita estera. Negli Stati Uniti, cioè, inizia a farsi largo il timore di un possibile contagio del rallentamento dell’economia europea nei confronti degli Usa. Questa possibilità, in teoria, potrebbe schiacciare l’inflazione a stelle e strisce. Così, il mercato sconta un rendimento inferiore sui titoli di Stato anche per questa possibilità.

Infine, tra le altre cose, c’è anche negli Usa il ritorno dell’avversione al rischio. Vale a dire i flussi di denaro elettronico, a fronte delle sempre maggiori difficoltà in Europa, si indirizzano sui titoli Statunitensi che, comunque, danno ancora un buon rendimento. «Il fly to quality», peraltro, si vede anche nel rendimento del Bund che ha toccato il suo nuovo minimo storico a 0,838%.

Fonte : Il Sole 24 Ore