Bce-Banca d’Inghilterra, pace fatta sui titoli in euro

bce-ap-258Finisce con un “trattato di pace” la lunga contesa che ha diviso Banca centrale europea e Banca d’Inghilterra sulla possibilità che le casse di compensazione britanniche potessero o meno negoziare strumenti in euro. Dopo il divieto imposto dalla Bce, il ricorso del 2011 del Governo inglese e la decisione dello scorso marzo della Corte di Giustizia europea che aveva bocciato la decisione di Francoforte (”Non ha le competenze necessarie per regolare queste attività”), Bce e Bank Of England hanno annunciato di aver trovato un’intesa.

Da un lato si permette alle istituzioni britanniche, in particolare le cosiddette società di compensazione (le clearing houses, che si pongono come intermediario in uno scambio per garantire che questo vada a buon fine anche se una delle due parti dovesse fallire), di trattare strumenti in euro, senza dover trasferirsi nel ”continente”, come richiedeva originariamente la Bce. E dall’altro aumenta lo scambio di informazioni sulla direttrice Londra-Francoforte, con la Bce che avrà quindi maggiori dati in proprio possesso per prevenire eventuali crisi sistemiche scatenate da un possibile fallimento di una clearing house.

Il piatto della bilancia, però, sembra pendere decisamente da parte della City, che si è sempre opposta al trasferimento nell’Eurozona delle diverse casse di compensazione, per timore che questo potesse danneggiare il ruolo di Londra come principale centro finanziario da questo lato dell’Oceano, a tutto vantaggio della piazza di Francoforte.

Adesso che la Bce e il governo britannico hanno annunciato la chiusura di tutte le azioni legali che Londra ha aperto sulla questione, si può mettere una pietra sopra a una vicenda che rischiava di trasformarsi in uno screzio difficile da sanare a pochi mesi dalle elezioni inglesi. Non è un caso quindi l’aperta manifestazione di sollievo da parte di George Osborne: l’accordo, per il cancelliere dello Scacchiere britannico, “è vitale per il nostro rapporto con l’Eurozona e rappresenta un ulteriore passo avanti verso una riforma dell’Unione europea”. Il compromesso raggiunto, sottolinea, “non solo rafforza la stabilità finanziaria all’interno dell’Unione, ma sancisce anche un fondamentale principio di non discriminazione per i Paesi al di fuori della zona euro”.

Fonte : Il Sole 24 Ore