Borse, ecco chi rischia di pagare di più l’effetto sindrome cinese

downloadIl terremoto borsistico scatenato dalle possibili ricadute dopo la svalutazione dello yuan cinese ha contagiato tutti i listini asiatici. Un segnale tangibile ieri lo si è avuto con la Borsa di Tokyo che ha lasciato sul terreno il 2,98%, scendendo abbondantememente sotto i 20mila punti ai minimi degli ultimi tre mesi e mezzo. Ancora pesanti Shanghai e Hong Kong. A oltre due mesi dall’inizio del crollo della Borsa cinese le vendite non sembrano arrestarsi. La volatilità e il nervosismo sono ancora destinati a dominare la scena almeno fino a metà settembre, in attesa della riunione della Fed.

Il mercato era a conoscenza che il gigante asiatico stesse rallentando e ha interpretato questa svalutazione con un segnale di debolezza e la volontà di rilanciare la ripresa puntando sull’export. Molti analisti ritengono che questa chiave di lettura sia però eccessiva. «Probabilmente — spiega Hans Bevers, senior economist di Petercam — l’aggiustamento dello yuan dovrebbe essere visto principalmente nel contesto storico, politico ed economico cinese più ampio, piuttosto che come un tentativo dettato dal panico di dare una spinta alle esportazioni». Per altri esperti si tratta di un passaggio importante all’interno nel processo di riforme messo in campo da Pechino per una maggiore liberalizzazione in campo finanziario.

Detto questo, il mercato, come spesso capita, ha utilizzato questa notizia come espendiente per correggere: un circolo vizioso che ha contagiato le commodity (di cui la Cina è un grande consumatore) e l’azionario. È innegabile comunque che la crescita sta rallentando e ufficiosamente oggi il Pil viene visto in aumento tra il 5 e il 6%, piuttosto che del 7% “ufficiale”, mentre gli utili delle società cinesi non sono andati particolarmente bene.

Da inizio anno i principali listini asiatici hanno ancora un bilancio prevalenemente positivo sia in valuta locale che in euro. I rapporti prezzo/utili restano ancora mediamente attraenti, al di sotto delle valutazioni di Europa ed Usa. Si tratta di mercato in cui l’accesso avviene prevalentemente con fondi o Etf. Ma è tempo di tornare a scommettere su queste Borse?

«In termini di valutazioni — commenta Giovanni Buffa, gestore Asia Emergenti AcomeA Sgr — i mercati asiatici erano reduci da livelli abbastanza elevati di multipli. La correzione sta portando i listini su posizioni più interessanti anche se non sono ancora particolarmente economici. La crescita resta bassa e l’incremento degli utili, in nazioni come la Corea, non è stato brillante. Tra i mercati quello che riteniamo più economico è sicuramente Hong Kong, dove i prezzi hanno toccato livelli molto interessanti. Anche Shanghai ha corretto molto, ma non è così economico. In ottica di medio-lungo termine, si possono cominciare ad aprire posizioni sull’Asia anche se restano ancora incognite».

Una delle più importanti è cosa farà la Fed da settembre. Il 16 e 17 settembre è in programma il primo comitato di politica monetaria che dovrebbe aumentare i tassi (Fed Funds) dopo nove anni. Se dovesse iniziare un ciclo rialzista sui tassi l’impatto sarà rilevante sulle valute emergenti. La componente valutaria è determinante per gli investimenti in questi Paesi. Se fino a poco tempo fa la svalutazione dell’euro non l’aveva fatta percepire, ora inizia a sentirsi. Serve una grande selettività. Alcuni listini, come Hong Kong ad esempio, oggi hanno un bilancio positivo solo per il contributo valutario.

Previsioni infine più rassicuranti arrivano sul Giappone. «Restiamo positivi sulle prospettive del Giappone — conclude Buffa — anche se l’Abenomics non ha centrato tutti gli obiettivi, ad esempio l’inflazione non ha raggiunto i target. Però sono state introdotte importanti riforme sul versante della corporate governance e oggi la crescita degli utili societari non è merito solo dello yen deprezzato ma anche di alcune riforme». Giudizio overweight (sovrappesare) da Ubs, che ritiene l’andamento degli utili societari nipponici il migliore dell’area.

Fonte : Il Sole 24 Ore