Allarme di Goldman sul debito cinese: sottostimato per via del credito ombra

imagesL’economia cinese si fonda sui debiti più di quanto si pensasse. L’ultima statistica la cui attendibilità è messa in dubbio è quella sul cosiddetto «total social financing». Il parametro fu ideato da Pechino nel 2011 per calcolare il debito cumulato dalle entità non statali. Allo stesso tempo è considerato uno strumento per soppesare l’ammontare del cosiddetto credito ombra, che nel 2012 mise in crisi la città di Wenzhou, uno dei centri nevralgici dell’industria cinese.

Un’analisi di Goldman Sachs solleva però perplessità sulla capacità di misurare la creazione di credito. I dati ufficiali non corrispondono a quelli estrapolati dagli analisti della banca d’affari guidati da MK Tang. Le statistiche sul total social financing dovrebbe riportare «una misura esauriente», scrivono gli esperti di Goldman Sachs, «tuttavia la loro accuratezza è stata messa alla prova da recenti avvenimenti, in particolare dal programma di swap per le obbligazioni municipali e la crescita apparente di prestiti opachi e fuori bilancio da parte delle varie istituzioni finanziarie». Se la prima delle due cause può creare qualche incertezza per via degli aggiustamenti, è la seconda a rivelare tutti i problemi nel far combaciare le stime della banca d’affari con quelle fornite dal governo e dalle autorità di vigilanza.

Tang calcola che la discrepanza sia di almeno 6mila miliardi di yuan, pari a 900 miliardi di dollari, di credito non tracciato dalle statistiche ufficiali. Capita infatti che le banche contabilizzino i prestiti alle imprese come investimenti in asset. Crescono inoltre i prestiti degli istituti ad altre istituzioni finanziare non bancarie, come i fondi d’investimento. I finanziamenti a questo punto entrerebbero in circolo nel mercato finanziario e tornerebbero direttamente alle banche, senza mai fluire verso l’economia reale.

Gli analisti di Goldman Sachs si chiedono pertanto quanto e come questi soldi siano conteggiati nei dati sul total social financing.
«L’esperienza del 2015 indica che la dipendenza dal credito è aumentata significativamente», scrivono ancora gli analisti, «per mantenere un ritmo di crescita stabile occorre un considerevole flusso di credito su basi continue».

All’orizzonte potrebbero quindi presentarsi rischi per la sostenibilità, pur senza avventurarsi in previsioni su possibili catastrofi. La banca sottolinea però che la sola possibilità che un tale ammontare di credito passi inosservato alla statistiche ufficiali rappresenti un problema dal punto di vista regolamentare, in particolare per capire quanto il sistema possa reggere e come intervenire per evitare possibili contagi. Nodi di cui apparentemente la dirigenza è conscia. Misure per limitare i «prestiti ombra» sono state annunciate anche di recente. Occorre capire con quanto vigore le si vorrà applicare. (riproduzione riservata).

Fonte: Milano Finanza