La rivoluzione di Google, nasce la holding Alphabet
NEW YORK – Google va alla rivoluzione. Il re dei motori di ricerca e della pubblicità su Internet ha fatto scattare una drammatica svolta manageriale e di organizzazione aziendale che dando i natali a una nuova grande holding quotata – Alphabet – tende a garantire chiarezza a investitori e azionisti, vecchi e nuovi, tenendo conto appieno della redditività del suo core business su Internet, al centro di un impero da 66 miliardi di dollari di fatturato globale annuale e oltre 40mila dipendenti.
Allo stesso tempo, però, garantirà spazio e autonomia adeguate alle molteplici avventure avviate dal gruppo sulla frontiera dell’innovazione, che si estendono ormai dalla longevità ai droni e le auto.
La nuova trasparenza combinata con la promessa di rinnovamento ha fatto centro a Wall Street. Il passaggio non sarà traumatico: i titoli delle sue due classi di azioni – A e B – si trasformeranno automaticamente e senza alterazioni di sostanza in titoli Alphabet. Anche i ticker, i simboli sotto i quali sono scambiati in Borsa, rimarranno invariati nonostante il cambio di nome della casa madre: Goog e Googl. Sul parterre del Nasdaq, detto fatto, le azioni hanno così subito guadagnato, salendo anche del 6% nel dopo mercato di lunedì e assestandosi ieri a un rialzo comunque ben superiore al 3%, a un soffio dalla soglia dei 690 dollari, per un titolo che da inizio anno era comunque già salito del 25 per cento (da ricordare che il 12 gennaio scorso il titolo era sceso ai minimi annuali di 490,91 dollari).
Forse Larry Page e Sergey Brin, i fondatori del colosso di Mountai View, non sono Warren Buffett quando si tratta di finanza. Ma di certo hanno adesso preso in prestito una pagina della sua dottrina: la loro nuova Berkshire Hathaway dell’hi-tech – Page aveva citato fin dallo scorso dicembre proprio la corazzata dell’Oracolo di Omaha quale modello per tenere le redini di aziende complesse – fin dal nome, Alphabet, vuole convogliare un messaggio determinato e convincente. «Ci è piaciuto perché è una collezione di lettere che rappresenta il linguaggio, cioè una delle più importanti innovazioni dell’umanità – ha spiegato Page, che di Alphabet diventerà amministratore delegato -. Ma ci piace anche perché significa Alpha-bet», vale a dire una scommessa (bet) su Alpha (un rendimento dell’investimento superiore agli indicatori di riferimento). È qualcosa, ha aggiunto, «per cui ci battiamo».
Ancora: «Abbiamo sempre creduto che nel tempo le società tendano a sentirsi a proprio agio facendo le stesse cose, compiendo cambiamenti solo in incrementi. Siamo convinti di poter rendere la nostra società più trasparente e comprensibile».
Pilastro della performance rimane, oggi come domani per gli operatori, la raccolta pubblicitaria sul Web: rappresenta l’89% del giro d’affari, con un dollaro su dieci di spot globali sull’autostrada elettronica che finiscono nella casse del gruppo. Dal quarto trimestre Alphabet – con sede legale in Delaware e un indirizzo del sito che si legge, non caso, abc.xyz – riporterà risultati separati da una parte proprio per questo core business, vale a dire Google compreso motore di ricerca, YouTube e asset nelle tecnologie mobili, dall’altra per tutte le altre attività.
«Questo chiarirà quali siano le operazioni che che portano a casa il pane e quelle che sono progetti scientifici o scommesse di lungo termine», ha detto Roger Kay di Endpoint Technologies Associates. E offre anche nuove flessibilità: «Se un’attività non va bene – ha aggiunto l’analista – possono potenziarla o emarginarla, formare specifiche partnership oppure scorporarla più facilmente».
Nel nuovo organigramma di vertice che accompagna la rivoluzione, subito sotto Page siederà Brin, sulla poltrona di direttore generale di Alphabet. Direttore finanziario dell’intera holding rimarrà Ruth Porat, che ha già oggi ha le redini dei conti di Google. Mentre Google Inc. sarà formalmente la maggior controllata, una controllata di lusso, della holding e a livello operativo sarà affidata alle esperte mani dell’attuale braccio destro di Page, il 43enne Sundar Pichai, responsabile di prodotti di successo del calibro dei sistema operativo Android e del browser Chrome.
Fonte : Il Sole 24 Ore