Unico 2014, quadro RW in sintesi

01|MONITORAGGIO FISCALE 
È l’obbligo sancito dalla legge 167/1990 di segnalare, da parte del contribuente, le attività patrimoniali e finanziarie detenute all’estero, nel modello Unico di ogni anno. Il quadro deputato ad accogliere queste informazioni è l’RW. L’obbligo di segnalazione è rafforzato da sanzioni per l’inosservanza che vanno dal 3% al 15% delle attività non dichiarate. Se le attività non dichiarate sono ubicate in Paesi a fiscalità privilegiata, gli importi delle sanzioni vengono raddoppiati.

02|IVIE 
È l’imposta dovuta dalle persone fisiche che detengono la proprietà o altro diritto reale (compreso l’utilizzatore del leasing) di immobili ubicati all’estero.
L’imposta presenta molte analogie con l’Imu a partire dalla aliquota dell’imposta pari allo 0,76% sul valore del fabbricato (0,4 se l’immobile è prima casa) rapportato alla quota di proprietà ed ai mesi di possesso

03|IVAFE 
È l’imposta dovuta da chi detiene attività finanziarie all’estero, in analogia con l’imposta di bollo dovuta da chi detiene alcune attività finanziarie in Italia. L’imposta è dovuta nella misura dello 0,15% sulle attività finanziarie in genere, mentre sui conti correnti è dovuta la cifra fissa di 34,2 euro. Anche questa imposta è dovuta dalla persona fisica che detiene la proprietà dell’attività o altro diritto reale.

04|QUADRO RW PER TUTTE LE INFORMAZIONI 
A partire dal modello Unico 2014, le indicazioni relative alla base imponibile e all’ammontare dell’imposta Ivie, Ivafe e le informazioni relative alla detenzioni di beni esteri , cioè il monitoraggio fiscale, vengono eseguite su un unico quadro, appunto il quadro RW.

05|VALORE DA INDICARE 
Nel passato i dati relativi agli immobili esteri e alle attività finanziarie estere presentavano modalità di determinazioni diverse tra Ivie e Monitoraggio fiscale ed Ivafe e Monitoraggio fiscale. L’unificazione delle informazioni in un unico quadro ha comportato la necessità di uniformare le modalità di determinazione del valore, nel senso che prevalgono le regole dell’Ivie e dell’Ivafe rispetto a quelle precedenti del monitoraggio fiscale.

06|BASE IMPONIBILE IMMOBILI
Può essere calcolata in modi diversi a seconda dei casi e della convenienza. In primo luogo si parla di costo di acquisto o valore di mercato se il costo di acquisto non è disponibile. Nel caso di immobili ricevuti per successione o donazione si può assumere il valore indicato nelle relative denunce.
Per gli immobili ubicati nello Spazio Economico Europeo è possibile assumere il valore catastale secondo la legislazione vigente nel singolo paese, mentre in Francia, Belgio, Malta e Irlanda il valore catastale non è utilizzabile.
Dall’imposta dovuta si sottrae l’imposta patrimoniale eventualmente già pagata nello stato estero.

07|BASE IMPONIBILE IVAFE 
Si assume il valore di mercato dell’attività finanziaria alla data di riferimento (31 dicembre o data di dismissione).
Per azioni o titoli non negoziati in mercati regolamentati si assume il valore nominale.

08|TITOLARE EFFETTIVO
Il soggetto che detiene una partecipazione superiore al 25% del capitale sociale di società estera , assume lo status di titolare effettivo, il che comporta (quando la partecipata è ubicata in Paese Black list) che il valore della partecipazione vada determinato con riferimento diretto al valore degli investimenti detenuti all’estero dalla stessa società.

 Fonte: Il Sole 24 Ore

Brasile – aumento del 10% del Bolsa Familia

imagesBRASILIA – Tra cadute successive di popolarità e di ricerca che indicano la possibilità di un secondo turno di elezioni di ottobre, il presidente Dilma Rousseff ha annunciato, il Mercoledì, alla radio e reti televisive misure per soddisfare tutti i settori della società, in particolare i 36 milioni di beneficiari del Familia e la classe media. Dilma ha così aumentato del 10% i valori della Bolsa Família, tabella corretta di imposte sul reddito e ha promesso di mantenere il salario minimo al di sopra dell’inflazione. In occasione del Labor Day, il presidente ha fatto una forte impronta discorso elettorale, ha detto che è a fianco del popolo e difeso Petrobras.

– Oltre all’aiuto del Congresso e della magistratura, bisogno del sostegno di ciascuno di voi, e laboriosa dipendente. Noi principale: il coraggio e la volontà politica. E abbiamo un lato: dalla parte del popolo. E chi è accanto alle persone possono anche perdere qualche battaglia, ma so alla fine raccogliere la vittoria – ha detto il presidente, quando indirizzata alla proposta di riforma politica

Brasile – l’industria è in difficoltà

imagesGli industriali del Brasile ne sono certi: il 2014 sarà un anno perso. Crescita inferiore alle attese, innalzamento dei tassi d’interesse, l’inevitabile trambusto per via dei Mondiali di calcio e delle Elezioni presidenziali, la necessità di smaltire gli stock di magazzino: ecco gli ostacoli che – secondo gli imprenditori verde-oro – rappresentano le principali cause dell’attuale stagnazione della produzione industriale.

Secondo la Confederação nacional da indústria (Cni) – l’equivalente di Confindustria – quest’anno la produzione industriale dovrebbe crescere di un modesto 1,5 per cento, un dato molto sotto le attese. E a giudizio della potente Federação das indústrias do Estado de São Paulo (Fiesp), le cose dovrebbero andare anche peggio: per quest’anno si prevede un calo dello 0,8 per cento, ed anche per il prossimo anno niente di luminoso si profilerebbe all’orizzonte.

Gli industriali brasiliani vedono nero, per loro il 2014 è un anno perso

A leggere i documenti delle principali associazioni di produttori, le imprese puntano il dito soprattutto contro il perdurante aumento del costo del denaro, la fine delle politiche di sgravi fiscali generalizzati, e i timori per l’aumento dei costi di produzione (causato dall’impennata delle tariffe dell’energia elettrica, e dai prezzi più alti delle materie prime importate). E non è tutto, giacché nei primi mesi dell’anno si sarebbe registrato un calo dei consumi delle famiglie, e soprattutto una diminuzione del ricorso al credito. «La sensazione che abbiamo è che il 2014 sia proprio un anno perso», dichiara senza mezzi termini, Paulo Francini, direttore del Dipartimento Economia della Fiesp. Gli fa eco il presidente dell’Associação brasileira da indústria elétrica e eletrônica (Abinee), Humberto Barbato, convinto che nell’anno in corso non ci sarà alcun aumento nella produzione di apparecchiature elettroniche.

Il fatturato delle imprese del settore dovrebbe comunque crescere tra il 3,5 e il quattro per cento, ma solo grazie alle esportazioni, che riguardano il ventisei per cento dei prodotti finiti nel Paese sudamericano. «Di fronte al calendario che ci si profila, l’ideale sarebbe che quest’anno passasse rapidamente», ha chiosato con delusione Barbato. Sulla stessa linea troviamo il presidente dell’Associação brasileira da indústria de máquinas e equipamentos (Abimaq), José Velloso. Riferendosi appunto al settore dei macchinari industriali, dichiara che «questo è un anno elettorale. E il prossimo, quello delle ristrutturazioni, del taglio delle spese, in uno scenario che non sarà favorevole all’industria».

Anche secondo i più autorevoli think tank, l’industria brasiliana è in difficoltà

Le impressioni dei rappresentanti di categoria sono confermate anche dai più importanti istituti di ricerca. «Non voglio essere allarmista», è l’opinione del professor Aloisio Campelo Júnior, dell’autorevole Fundação Getulio Vargas (Fgv), «ma non vedo segnali positivi nell’industria, che dovrebbe terminare l’anno in corso, rallentando il proprio ritmo produttivo». Questi segnala che la congiuntura è sfavorevole agli investimenti, e che il settore dei beni di produzione – dopo i buoni risultati degli anni scorsi, grazie all’aumento delle vendite di camion e macchine agricole – è in fase di decelerazione. Così l’indice di fiducia riguardante questo segmento è in caduta libera, e non migliorerà almeno sino al prossimo anno, anche a causa delle incertezze sul fronte energetico.

Fonte:
blasting news

Brasile – Ennesima stretta sui tassi

Un’altra stretta. Il Brasile ha aumentato il tasso di sconto (Selic) all’11%, di 25 punti base.
La politica monetaria scelta da Alexandre Tombini, governatore della Banca centrale del Brasile, è mirata a contenere la pressioni inflazionistiche che costituiscono una minaccia alla stabilità del Paese.

Quello di ieri è il nono rialzo consecutivo, si estende quindi a due anni il periodo restrittivo, in termini di politica economica: iniziato nel 2013 non è ancora concluso anche se i ministri economici di Brasilia tendono a prefigurare un’inversione di tendenza, a medio termine.
E’ l’inflazione lo spettro che allarma Dilma Rousseff e soprattutto il ministro dell’Economia Diego Mantega. L’inflazione annua è vicina al 6,5% e la decelerazione, nella corsa dei prezzi, è ancora modesta per interrompere le politiche monetarie restrittive.
L’aumento dei tassi di interesse, se pure ha il merito di contenere il surriscaldamento dei prezzi, ha lo svantaggio di attenuare la crescita del Pil.

Nel 2014 il tasso di crescita del Pil dovrebbe attestarsi all’1,8%, secondo il LatinFocus Consensus forecast, la task force di analisti privati che periodicamente formulano delle previsioni.
Previsioni riviste al ribasso anche da parte di Goldman Sachs che ha motivato il rallentamento con la minor crescita di Argentina e Cina. Ma anche causato da una domanda interna brasiliana senz’altro raffreddata.
Dopo aver registrato un’espansione del 7,5% nel 2010, la crescita dell’economia brasiliana è stata del 2,7% nel 2011 ma solo dell’1% nel 2012. Una buona ripresa invece, quella del 2013, anno in cui il Pil è salito del 2,3% rispetto all’anno precedente.

La congiuntura interna e internazionale del Brasile è palesemente condizionata dalle elezioni presidenziali del prossimo ottobre, in cui si ripresenterà Dilma Rousseff che però nelle ultime settimane ha registrato un calo di consensi.
La scorsa settimana l’agenzia internazionale Standard &Poor’s ha tagliato il rating sovrano del Brasile, portandolo da BBB a BBB-, il livello più basso di investnment grade. La bocciatura, secondo S&P, dipende da un mix di fattori: «Indebolimento del bilancio, fragilità sui conti con l’estero e la prospettiva di una diminuzione delle capacità di intervento di bilancio rispetto a una crescita frenata nei prossimi anni e una difficoltà ad aggiustare la politica prima delle elezioni presidenziali».
Aspre le reazioni di Mantega e di Rousseff che rimproverano a S&P palesi condizionamenti politici e un’ostracismo ai governi di sinistra.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Il Brasile aderisce alla Convenzione di Vienna sulla vendita internazionale di beni mobili

imagesIl 4 marzo 2013 il Brasile ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla vendita internazionale di merci dell’11 aprile 1980 (c.d. Convenzione di Vienna), diventando così il 79esimo Stato ad aderire. La Convenzione è entrata in vigore in Brasile il 1° aprile 2014.

 Pertanto, a partire da tale data, i contratti di vendita tra una parte italiana ed un parte brasiliana, avendo entrambi i Paesi ratificato la suddetta Convenzione, saranno direttamente regolati dalla medesima.

Si tratta di un grosso passo in avanti per le relazioni commerciali con il Brasile, che negli ultimi anni ha adottato numerose riforme (da ultimo la riforma del codice civile del 2003) e che, tenuto conto anche del considerevole aumento delle sue esportazioni verso l’Europa, è destinato a diventare un interessante partner commerciale anche per l’Italia.

Gli imprenditori italiani con relazioni commerciali di importazione e/o esportazione con il Brasile potranno ora contare su una disciplina uniforme della vendita internazionale, superando così le barriere giuridiche tra i due Stati e riducendo i costi di transazione e i rischi connessi all’applicazione di normative diverse.

La Convenzione di Vienna, che si applica esclusivamente alle vendite internazionali, cioè ai contratti di vendita di beni mobili quando le parti hanno sede in paesi diversi, contiene una disciplina uniforme di molti aspetti della vendita internazionale, quali le norme sulla formazione del contratto, sui diritti ed obblighi del venditore e del compratore, le conseguenze in caso di inadempimento di tali obbligazioni, il passaggio del rischio, il risarcimento del danno, ecc..

Principali differenze tra legge brasiliana e Convenzione di Vienna

La legge domestica brasiliana sulla vendita, nel Codice Civile Brasiliano, presenta alcune differenze rispetto alla disciplina della vendita internazionale contenuta nella Convenzione di Vienna.

L’entrata in vigore della Convenzione di Vienna in Brasile costituisce una rassicurazione per l’investitore italiano, che prima poteva vedersi applicare al proprio contratto di compravendita con una controparte brasiliana, una legge sostanzialmente diversa da quella a lui più familiare come quella contenuta nella Convenzione di Vienna.

Prima dell’adesione del Brasile, l’applicazione della Convenzione di Vienna non era affatto scontata:

  • o le parti prevedevano espressamente che a regolare il contratto di compravendita fosse la legge italiana (avendo l’Italia ratificato la Convenzione di Vienna quest’ultima sarebbe stata direttamente applicabile al contratto di vendita)
  • o, in assenza di scelta tra le parti, si doveva determinare quale fosse la legge applicabile al contratto in base alle norme di diritto internazionale privato (nei casi in cui tali norme portavano all’applicazione della legge di un paese contraente la Convenzione, ad esempio l’Italia, si sarebbe applicata la Convenzione di Vienna; nei casi in cui tali norme portavano alla applicazione di un paese non aderente alla Convenzione – ad esempio, sino al 31 marzo 2014, il Brasile – la Convenzione di Vienna non si sarebbe applicata, ma si sarebbe viceversa applicato il Codice Civile Brasiliano. Tale rischio ricorreva in particolare quando il venditore aveva la sua sede in Brasile.

Nel Codice Civile Brasiliano, per fare un esempio sulle principali differenze con la Convenzione di Vienna, è completamente assente il concetto di inadempimento essenziale, principio fondamentale presente invece nella Convenzione di Vienna.

Il concetto di inadempimento essenziale si basa sul pregiudizio delle legittime aspettative contrattuali della parte danneggiata, prevedendo che “una violazione del contratto commessa da una delle parti costituisca inadempimento essenziale, quando cagiona all’altra parte un pregiudizio tale da privarlo sostanzialmente da ciò che essa aveva diritto di attendersi ai sensi del contratto, salvo che la parte inadempiente non abbia previsto tale risultato né una persona ragionevole nelle stesse circostanze avrebbe potuto prevederlo”.

A tale nozione la Convenzione di Vienna ricollega conseguenze giuridiche di particolare rilievo, ad es. il venditore e/o il compratore potranno dichiarare risolto il contratto in caso di inadempimento dell’altra parte solamente se tale inadempimento è essenziale (cfr. artt. 49 e 64 Convenzione Vienna). Tale previsione è in linea con il principio generale che sta alla base della Convenzione, secondo cui il rimedio giuridico della risoluzione del contratto dovrebbe essere possibile soltanto come estrema ratio.

Nel Codice Civile Brasiliano non vi è nulla di simile. Anzi, la regola generale è che l’inadempimento di un’obbligazione, dà diritto all’altra parte, a sua scelta, a richiedere l’adempimento o la risoluzione del contratto, salvo in entrambi i casi il diritto al risarcimento dei danni.

Convenzione di Vienna: vizi di conformità della merce e denuncia dei vizi

Tra gli aspetti della vendita internazionale disciplinati dalla Convenzione di Vienna un ruolo di rilievo è dato alla disciplina dei vizi di conformità della merce. Tale disciplina, contenuta all’art. 35 della Convenzione di Vienna, stabilisce che il venditore debba consegnare beni di quantità, qualità e tipo conformi a quelli richiesti dall’acquirente, che siano disposti o imballati conformemente alle previsioni contrattuali. Pertanto, i beni devono considerarsi difettosi:

  • se risultano inidonei all’uso al quale servono abitualmente cose dello stesso tipo
  • ovvero se risultano inidonei allo specifico uso al quale il compratore intende adibirli, sempreché quest’ultimo sia stato portato a conoscenza del venditore
  • se non possiedono le qualità dei beni che l’acquirente ha presentato al compratore come campione o modello
  • ed infine, se non sono disposti o imballati secondo il modo usuale per beni dello stesso tipo o, in difetto di un modo usuale, in un modo che sia comunque adeguato per conservarli e proteggerli.

Qualora i beni risultino difettosi, per non perdere la relativa garanzia l’acquirente deve denunciare al venditore i difetti specificandone per quanto possibile la natura, entro un tempo ragionevole dal momento in cui li ha scoperti o avrebbe dovuto scoprirli e comunque entro due anni dalla presa in consegna della merce (cfr. art. 39 Convenzione Vienna).

Il momento in cui i vizi devono essere scoperti va stabilito in base all’art. 38 della Convenzione di Vienna in base al quale “il compratore deve esaminare i beni o farli esaminare nel più breve tempo possibile avuto riguardo alle circostanze”.

Se il contratto implica il trasporto di beni, l’esame può essere differito fino al momento dell’arrivo dei beni alla loro destinazione. Pertanto giunta a destinazione la merce dovrebbe essere ispezionata nel più breve tempo possibile. A questo proposito la giurisprudenza nazionale ed internazionale, ritiene che possa essere considerato tempestivo e quindi ragionevole l’esame della merce effettuato entro 15 giorni dalla consegna.

La denuncia dei vizi ai sensi della Convenzione di Vienna, sebbene non possa limitarsi ad una generica affermazione che la merce sia viziata, ma debba specificare quantomeno di che vizio si tratta, non richiede, per la sua validità una particolare forma (ben potrebbe ad es. essere fatta via telefono), né un termine determinato entro il quale deve essere fatta.

Occorrerà di volta in volta, tenendo conto delle circostanze concrete del caso, valutare la ragionevolezza del termine entro il quale una denuncia dei vizi è stata effettuata.

E’ principio ormai consolidato che tale valutazione debba tenere presenti fra l’altro la natura dei beni oggetto della compravendita. Ad esempio, se i beni oggetto della compravendita sono deperibili, il tempo ragionevole entro il quale la denuncia deve essere effettuata è in generale più breve di quello entro il quale deve essere fatta la denuncia di conformità di beni non deperibili. Nel determinare se una denuncia è tempestiva, inoltre, si deve tener conto degli usi nonché delle pratiche instauratesi tra le parti.

La giurisprudenza prevalente, anche straniera, ha ritenuto, con riguardo a beni durevoli (ad es. ceramiche, specchi, calzature ecc..) che un periodo di un mese (o al massimo due, salvo peculiari circostanze) decorrente da quando il compratore ha potuto (o avrebbe potuto e dovuto) esaminare la merce, possa ritenersi congruo, ritenendo invece tardiva la denuncia fatta oltre 3 mesi dopo la consegna.

Possibili deroghe alla Convenzione di Vienna

Le parti hanno la facoltà, oltre che di escludere l’applicazione della Convenzione di Vienna al proprio contratto di vendita internazionale, di derogare ad alcune disposizioni contenute nella Convenzione (tali disposizioni sono infatti sempre derogabili dalle parti).

Il venditore italiano avrà di regola interesse a prevedere nel contratto una disciplina in parte diversa da quella sopra descritta in tema di difetti conformità della merce venduta ad es. prevedendo che la denuncia per vizi conformità debba essere fatta per iscritto nonché specificare il termine, a giorni e/o a mesi, entro quando vada fatta la denuncia. A tal fine sarà opportuno regolare specificatamente tale aspetto nel proprio contratto di compravendita.

Infine, sarà in ogni caso opportuno per il contraente italiano prevedere espressamente che il contratto di compravendita sia sottoposto alla legge italiana, affinché sia quest’ultima a disciplinare una serie di questioni non coperte dalla Convenzione che pure rilevano nell’ambito di un rapporto di compravendita internazionale (quali ad esempio la validità e l’efficacia di un’eventuale clausola penale, la validità della cessione del credito, il passaggio di proprietà, ecc.

Fonte : NewsMercati

Brasile, due eventi per promuovere innovazione Made in Italy

Due eventi in Brasile per far conoscere in maniera più efficace l’eccellenza tecnologica italiana. La nostra ambasciata, in collaborazione con l’agenzia Ice e con tutto il sistema Italia presente nel paese, ha organizzato una missione commerciale a Porto Alegre, che si terrá il 14 e il 15 aprile, e un seminario che avrà luogo a Brasilia – presso la nostra sede diplomatica – il 13 maggio. Due iniziative che si muovono nel contesto della Diplomazia della Crescita che caratterizza l’azione della Farnesina quale uno dei principali motori della promozione delle imprese italiane all’estero e della politica di attrazione degli investimenti verso il nostro paese.

In particolare, su impulso dell’ambasciatore Raffaele Trombetta, si svolgerà a Porto Alegre una missione il cui fine è presentare agli imprenditori brasiliani il programma governativo “Destinazione Italia”, divulgare le tematiche di Expo 2015 e rafforzare ulteriormente la presenza italiana nella regione meridionale del Brasile, che costituisce una delle principali mete degli investimenti italiani nel paese. Il seminario in ambasciata prevede invece tavoli tematici in cui imprese italiane e brasiliane, nonché istituzioni e centri di ricerca dei due paesi, discuteranno di tecnologia industriale nei settori: design e certificazioni di interni, qualità e sicurezza alimentare, nautica da diporto e commerciale, Oil and Gas.

Fonte : Italcam

Brasile, il bicchiere e’ mezzo pieno

ITALCAMLOGOIl miglioramento della crescita all’inizio dell’anno e l’approccio piu’ favorevole al mercato da parte del Governo hanno ridotto il pessimismo sull’outlook. Il commento di Barclays Capital

Secondo gli analisti di Barclays la combinazione tra il miglioramento della crescita all’inizio del 2014 e un approccio più favorevole al mercato da parte del Governo ha ridotto parte del pessimismo sull’outlook dell’economia brasiliana. Ma il Governo potrebbe non riuscire centrare i suoi obiettivi di surplus fiscale primario per il 2014 pari all’1,9% del Pil e non soprende il declassamento del sovrano da parte dell’agenzia S&P. L’outlook dell’agenzia però è tornato stabile generando un sentiment migliore generale che durerà almeno sino ai mondiali di calcio di giugno.

I dati deboli hanno dominato lo stato d’animo degli ultimi due anni in Brasile ma ora il sentiment sta cambiando. La crescita del pil reale nel quarto trimestre 2013 ha sorpreso al rialzo e gli indicatori dell’attività sono stati migliori delle attese nel gennaio del 2014 e hanno contribuito a dissipare i timori circa una possibile recessione tecnica.
Altri fattori hanno contribuito in positivo: il Governo ha annunciato un target del surplus fiscale per il 2014 pari all’1,9% del pil, ha continuato ad adottare una politica monetaria restrittiva e un approccio più favorevole ai mercati. Tali fattori, tuttavia, non sono stati sufficienti a impedire il declassamento di S&P: il rating del Brasile a lungo termine è passato a BBB- a causa delle deboli prospettive di crescita per i prossimi due anni, del deterioramento fiscale e della mancanza di credibilità della politica economica. Secondo gli esperti di Barclays il Governo non riuscirà a rispettare l’obiettivo di surplus fiscale dell’1,9%, semmai il dato si abbasserà all’1,3%. Ma l’attuale tendenza ribassista potrebbe volgere al termine anche perché il centro dell’attenzione si sta spostando verso i mondiali di calcio che si disputeranno nel paese a giugno.

La crisi argentina è certamente negativa per le esportazioni industriali del Brasile. L’Argentina è il terzo maggiore partner commerciale del Brasile, quindi la svalutazione del peso e la flessione dell’attività economica possono rappresentare una minaccia per le esportazioni industriali brasiliane. Ad esempio, il complesso dei trasporti/industrie, che rappresenta l’11% delle esportazioni totali, dipende fortemente dalla domanda dell’Argentina, dato che più di un terzo delle esportazioni del settore è diretto verso l’Argentina. I prezzi delle commodity, come ad esempio i minerali ferrosi, rappresentano un’ulteriore fonte di rischio per la performance delle esportazioni. Le esportazioni di minerali ferrosi rappresentano il 13% del totale e il calo dei prezzi del 25% anno su anno già registrato entro metà marzo indica che un ulteriore indebolimento della crescita in Cina potrebbe avere un effetto più forte sulla performance delle esportazioni brasiliane.

Le esportazioni comunque potrebbero salire dell’1,9% quest’anno e il miglioramento della bilancia commerciale (previsti 14,7 miliardi di USD quest’anno contro 2,6 miliardi nel 2013) si deve perlopiù a una contrazione delle importazioni pari al 3,1%.

La svolta del Brasile è in Europa

imagesLa bandiera brasiliana reca il motto “Ordem e progresso”, che richiama l’aspirazione a costruire una società nuova in base ai principi scientifici, con termini tratti dalla sociologia positivista di August Comte. Per larga parte del secolo scorso quel motto è stato un obiettivo ideale assai più che una realtà. E oggi, per interpretare il Brasile, si dovrebbe in effetti allargare il motto della bandiera verde-oro a un termine ulteriore, di segno opposto ma fondamentale per cogliere le tendenze in atto: ordine, disordine, progresso.

L’evoluzione politica degli ultimi anni – in particolare sotto la presidenza di Lula da Silva – sembra avere finalmente liberato le energie creative della società brasiliana. Nello scorso decennio il dinamismo del Brasile ne ha fatto un laboratorio di grandi sperimentazioni, come i programmi statali di sostegno all’istruzione e al consumo (Bolsa Escola e Bolsa Familia), o l’inedito mix di politiche interventiste, pro-mercato, consociative. L’emergere di un’ampia classe media è il segno di un cambiamento qualitativo che non investe solo l’economia ma naturalmente anche gli equilibri socio-culturali e dunque il consenso, o il dissenso, politico. La diffusione dei consumi e delle abitudini tipiche delle classi medie spinge il sistema politico e istituzionale ad adeguarsi e modernizzarsi per rispondere a nuove aspettative, ma come sempre il cambiamento non avviene in modo lineare: deludere, anche solo temporaneamente, quelle aspettative crescenti significa incorrere nel rischio del dissenso e a volte della contestazione aperta, come Dilma Roussef ha dovuto constatare nel corso del 2013.

Da tutto ciò è derivato un grande impulso innovativo, ma anche un notevole tasso di “disordine” – per molti versi insito nei tratti culturali di un paese multicolore. Il volto del Brasile di oggi è, come sempre accade nei Paesi in cambiamento tumultuoso, uno strano misto di vecchio e nuovo. Ci sono le resistenze di antiche strutture sociali, ma anche amministrative e burocratiche; ci sono nuove generazioni al tempo stesso più aperte al mondo ma anche più fiere di sentirsi brasiliane, proprio grazie ai successi tangibili del Paese; c’è un’eredità controversa nei rapporti con il resto del continente americano, dall’Argentina come ex-Paese leader fino agli Stati Uniti come perenne presenza in qualche modo indiretta eppure sempre influente; infine c’è la spinta a creare nuove relazioni, dall’Africa all’Asia-Pacifico.
Se questo è lo sfondo, il dilemma di oggi è segnalato dal rallentamento della crescita economica: il Brasile ha bisogno di una profonda ristrutturazione economica. Il modello precedente – fondato essenzialmente sull’export di commodities quale fonte sicura di finanziamento dell’agenda sociale – è messo in discussione dallo slow-down della Cina, principale acquirente di materie prime agricole ed energetiche.

Modificare le leve del proprio sviluppo economico non è affatto un obiettivo semplice, per un Paese ancora fondamentalmente privo di una capacità industriale avanzata. Per fare progressi in questo senso, il Brasile dovrà aprirsi all’esterno molto più di quanto non abbia fatto fino ad oggi. Ciò crea, almeno in teoria, nuovi spazi alla manifattura europea e ad investimenti in alcuni settori.
La complementarietà con una Cina assetata di commodities è stata la condizione dello sviluppo brasiliano dello scorso decennio. Quella con l’Europa manifatturiera potrebbe diventare il traino dello sviluppo futuro del gigante latino-americano – a patto che entrambi, Brasile ed Europa, siano in grado di cogliere tale opportunità.

Brasile – nel 2013 il Pil è cresciuto del 2,3 per cento

imagesNel 2013, il Prodotto interno lordo (Pil) del Brasile è aumentato del 2,3 per cento. A trainare la crescita, ancora una volta, il settore agricolo. Lo ha annunciato l’istituto brasiliano per la geografia e la statistica (Ibge), spiegando che per il terzo anno consecutivo c’è stata una modesta espansione dell’economia e nel quarto trimestre c’è stata una progressione dello 0,7 per cento, rispetto al periodo precedente nell’anno. Tra i settori che hanno visto una maggiore espansione c’è l’agricoltura, migliorata del sette per cento. Di contrasto, i settori dei servizi sono aumentati solo del due per cento, mentre quelli della produzione industriale dell’1,3. Bene anche per il consumo interno, che guida l’economia, incrementato del 2,3 per cento. Nel 2012, il Pil brasiliano era cresciuto dell’un per cento, mentre nell’anno precedente del 2,7 per cento.

L’economia, colpita dalla crisi, aveva infatti subito un forte contraccolpo dopo le ottime performances del 2010, che avevano visto aumentare il Prodotto interno lordo del 7,5 per cento. Per fronteggiare gli effetti della congiuntura negativa, il paese latino americano ha operato diverse strategie. Dal contenimento dell’inflazione e dei tassi di cambio alla riduzione delle tasse sull’acquisto di automobili e di elettrodomestici. Sembrava che i provvedimenti avessero avuto effetto positivo sull’economia, tanto che le previsioni del Pil nel 2014 davano un aumento del quattro per cento. Il presidente Dilma Rousseff, però, recentemente ha ridotto drasticamente le aspettative, affermando che le proiezioni danno una crescita stimata attorno al 2,5 per cento.

Fonte:
Il Velino

Il Brasile è ancora una buona scommessa, ecco gli accorgimenti

imagesNel dicembre dello scorso anno, l’economia del Brasile ha registrato la peggiore performance trimestrale in quattro anni. L’economia si è ridotta dello 0,5% rispetto al terzo trimestre o dell’1,9% su base annua. Il mondo ha gli occhi puntati sul Brasile da molto tempo. Il 2014 è atteso non solo dai torcedores del prossimo mondiale brasiliano, ma anche da quelli che si chiedono se il paese ha finalmente raggiunto il futuro di cui hanno sempre sentito parlare.

Le sfide del Brasile

In crescita del 7,5% nel 2010, l’economia del paese era diventato una delle mete preferite per gli investimenti globali. Da allora le fortune del Brasile sono diminuite rapidamente a causa di diversi fattori. Questi includono sregolatezza fiscale, le strozzature infrastrutturali e l’eccessiva burocrazia. Ad esempio, lo Stato ha fissato massimali di prezzo sul carburante per frenare l’inflazione, questo, a sua volta, ha avuto un impatto negativo su Petroleo Brasileiro SA (PBR), di proprietà del governo brasiliano.

Tuttavia, la ripida inflazione continua ad essere il più grande dei mali del paese. Una serie di aumenti dei tassi dal mese di aprile dello scorso anno hanno ridotto il tasso di aumento dei prezzi fino al loro punto più basso annuale. Tuttavia, l’inflazione rimane significativamente più alta rispetto all’obiettivo ufficiale del 4,5%.

Secondo un sondaggio di economisti Reuters, l’economia del paese è cresciuta solo dello 0,3% nel quarto trimestre. Questo significa che il tasso di crescita complessiva per il 2013 è stato del 2,2%, principalmente a causa di un inizio promettente per l’anno. Tuttavia, la crescita dovrebbe s

cendere dell’1,8% nel 2014.

Cosa dice il governo?

La scorsa settimana, il governatore della banca centrale del paese Alexandre Tombini, disse che le misure per frenare l’inflazione stanno dimostrando di essere efficaci. La banca centrale ha aumentato il tasso di rifinanziamento Selic di 50 punti base per la settima volta di fila a partire dallo scorso aprile. Tombini ha sostenuto che l’incremento complessivo di 3,25 punti percentuali ha ridotto l’inflazione in misura significativa.

Tombini ha detto di ritenere che l’economia crescerà del 2,3% nel 2014. Ha aggiunto che gli investimenti in infrastrutture in corso creati per i Mondiali di calcio e il salto del consumo interno durante l’evento aiuteranno l’economia. Già il consumismo. Quello promosso soprattutto dall’ex governo Lula, il quale adottò una politica economica anticiclica per affrontare la crisi mondiale iniziata nel 2008 negli Stati Uniti. Quell’anno il governo Lula finanziò il consumo per mantenere viva l’economia, ma anche per riscuotere tributi con cui avrebbe alimentato il Bndes, la banca pubblica di sviluppo, il motore dell’economia brasiliana.

La S&P, anni fa, osannava il miracolo economico dell’ex presidente Lula, ma ha poi attaccato l’equipe economica della Rousseff. Ne sa qualcosa il competente genovese Guido Mantega, il ministro dell’economia del governo Rousseff, la quale rispose sdegnosa al settimanale The Economist che le suggeriva di dimettere il ministro. Rousseff ha osato forse più di Lula nel condurre l’economia del Brasile. L’ex presidente nominò l’ex direttore mondiale del BankBoston, Henrique Meirelles, alla guida del Banco Central. Lula lo nominò a Washington, dopo avere incontrato il 10 dicembre del 2002 l’ex presidente Bush.

Fonte:
Trend Online