Brasile, iniziati lavori per torre osservazione in Amazzonia

Rio-delle-Amazzoni-veduta-aerea-400x250Sara’ alta 325 metri e realizzata in acciaio – Sono iniziati i lavori per la realizzazione di un’imponente torre di osservazione nel cuore dell’Amazzonia, per monitorare il cambiamento climatico. Lo riporta il sito internet della Bbc. L’Amazon Tall Tower Observatory dovrebbe svilupparsi per un’altezza complessiva di 325 metri da terra; i suoi strumenti raccoglieranno dati sui gas serra, sulle particelle di aerosol e sul tempo in una delle piu’ grandi foreste fluviali del pianeta.

Scienziati brasiliani e tedeschi sperano di utilizzare i dati per meglio comprendere le fonti dei gas a effetto serra e rispondere alle domande sul cambiamento climatico. La torre sara’ realizzata in acciaio, portato sul posto dal sud del Brasile, a circa 150 chilometri dalla citta’ di Manaus. Grazie alla sua altezza, la torre potra’ esaminare l’alterazione e al movimento delle masse d’aria attraverso la foresta, du una distanza di diverse centinaia di chilometri.

Fonte:
Asca

Retribuzioni convenzionali 2014 per i lavoratori all’estero

retribuzioni-convenzionali-lavoratori-esteroPubblicato il Decreto concernente la determinazione per l’anno 2014, delle retribuzioni convenzionali per i lavoratori italiani operanti all’estero; Decreto del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali del 23.12.2013

Emanato il decreto ministeriale del 23 dicembre 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 2 del 3 gennaio 2014 concernente laDeterminazione delle retribuzioni convenzionali 2014 per i lavoratori all’estero.

A decorrere dal periodo di paga in corso dal 1° gennaio 2014 e fino a tutto il periodo di paga in corso al 31 dicembre 2014, le retribuzioni convenzionali da prendere a base per il calcolo dei contributi dovuti per le assicurazioni obbligatorie dei lavoratori italiani operanti all’estero ai sensi del decreto-legge 31 luglio 1987, n. 317, nonche’ per il calcolo delle imposte sul reddito da lavoro dipendente, ai sensi dell’art. 51, comma 8-bis, del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con DPR del 22 dicembre 1986, n. 917, sono stabilite nella misura risultante, per ciascun settore, dalle Tabelle allegate al presente decreto.

Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali del 23/12/2013

Fonte: Fisco e Tasse

Brasile, economisti rivedono al ribasso stime Pil per il 2014

imagesGli economisti brasiliani hanno tagliato le loro previsioni di crescita nel 2014 per la 14esima settimana di fila, dopo che i dati diffusi la scorsa settimana hanno mostrato che l’economia carioca è entrata in recessione nel secondo trimestre. Il Pil del Brasile, scrive Bllomberg, rallenterà al +0,52 per cento quest’anno, rispetto alle previsioni della settimana precedente pari a +0,7 per cento. L’economia brasiliana ha registrato una contrazione dello 0,6 per cento nel secondo trimestre, dopo una flessione (dato rivisto al ribasso) dello 0,2 per cento nei primi tre mesi dell’anno.

Gli investimenti sono scesi del 5,3 per cento su trimestre. I prezzi al consumo hanno subìto una decelerazione a metà agosto al 6,49 per cento dal 6,51 per cento del mese precedente, segnando il primo calo da metà gennaio. L’obiettivo di inflazione del Brasile è fissata al 4,5 per cento l’anno. Gli economisti prevedono che l’indice dei prezzi al consumo, invece, si attesterà al 6,27 per cento nel 2014 e al 6,29 per cento nel 2015.

Fonte: Il Velino

Brasile: a un mese dal voto cresce il consenso sulla candidatura di Lula

imagesUn voto al cardiopalmo. Il Brasile, a un mese dalle elezioni presidenziali, vive una compagna elettorale ricca di colpi di scena. L’incidente mortale di un candidato forte, Eduardo Campos, lo strabiliante recupero della “Verde” Marina Silva, l’emorragia di consensi del presidente Dilma Rousseff e ora la possibile discesa in campo dell’ex presidente Lula.

I sondaggi vedono Marina Silva e Rousseff appaiate, con il 34% di voti, dopo che il distacco a vantaggio della presidenta in carica, solo un mese fa, pareva incolmabile. Dunque un ballottaggio obbligato, in programma il 26 ottobre e, secondo gli ultimi sondaggi, una vittoria definitiva di Silva, candidata che i brasiliani considerano “più fresca” e meno compromessa con il rallentamento economico in corso.

Potrebbe essere una sconfitta bruciante per la Rousseff, presidente in carica in quota Pt (Partito dei lavoratori). Ecco perché la “carta” Lula, giocabile entro il 15 settembre, potrebbe rivelarsi un jolly vincente.

Lula ha guidato il Paese per due mandati consecutivi ed è rimasto in sella dal 2003 al 2010, gli anni del miracolo brasiliano. Dilma Rousseff ha beneficiato del boom e nel 2011 è stata eletta presidente ma un anno dopo il ciclo economico ha mostrato un palese rallentamento. E ora, dopo mesi in cui pareva imbattibile nella rielezione del 5 ottobre, rischia di perdere a vantaggio di Marina Silva, già ministro dell’Ambiente di Lula. Analfabeta fino a 16 anni, figlia di contadini estrattori di caucciù, 56 anni, Marina si è laureata in storia e gode di un’immagine di donna eroica. Vive a Brasilia in un appartamento di tre locali e non è mai stata sfiorata da episodi di corruzione.

Il suo punto debole è il programma economico del Brasile, così come pare poco attrezzata riguardo alle strategie per uscire dalla crisi. La Rousseff ha cercato di batterla su questa vulnerabilità e con riferimento alla spesa pubblica Rousseff ha dichiarato: «Non è chiaro da dove prenderà il denaro per le sue proposte».

Ma nel confronto tv la Silva ha rilanciato la sua immagine di ex indigente, ora candidata presidente. Il voto degli evangelici (cui appartiene) potrebbe essere determinante per sconfiggere Rousseff, presidente irreprensibile ma con modeste capacità empatiche.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Commercio Italia – Brasile

imagesL’Ambasciata d’Italia in Brasile ha pubblicato  nel mese di Aprile 2014 una relazione economica relativa al contributo italiano per lo sviluppo economico del Brasile.

Tra i dati forniti si riscontrano: aumento del commercio bilaterale, con le sue tasse di importazione/esportazione, quota di partecipazione nel mercato brasiliano, con i principali prodotti esportati; numero e ubicazioni degli impianti industriali; partecipazione delle imprese italiane nei settori cruciali per lo sviluppo del Paese, oltre al numero di dipendenti diretti e indiretti di queste imprese.

Report Ambasciata Italiana in Brasile

Brics, a Shanghai la sede della banca. L’India strappa al Brasile la presidenza di turno

downloadLa sede della Nuova Banca di sviluppo costituita dai Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sarà a Shangai, in Cina, e la prima presidenza di turno, di durata quinquennale, spetterà all’India. Lo ha annunciato ieri la presidente brasiliana Dilma Rousseff nel corso del sesto vertice dei leader dei paesi emergenti in corso a Fortaleza, in Brasile. La nuova banca sarà dotata di un fondo di 100 miliardi di dollari, ha aggiunto la presidente brasiliana.

Al termine di una giornata di intensi negoziati, il Brasile ha ceduto la prima presidenza di turno della nuova banca all’India, che insisteva per ospitare la sede a New Delhi. I cinque ministri delle finanze costituiranno un consiglio di amministrazione, che sarà presieduto dal Brasile.
La banca avrà una sede regionale in Sudafrica e in futuro potrebbe aprire le proprie porte anche ad altre nazioni.

Cina, nel secondo trimestre il pil cresce più delle attese. Nel secondo trimestre l’economia cinese è cresciuta del 7,5% rispetto all’analogo periodo del 2013. Lo riferisce l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino. Il dato è lievemente superiore all’espansione del 7,4% prevista dagli analisti.

Fonte : Fisco e Tasse

Mondiali, nessun beneficio economico per il Brasile. Ci guadagna solo la Fifa

imagesNon solo la tragedia emotiva del Mineirão, la clamorosa disfatta sportiva del 7-1 con la Germania nelle semifinali, ora il Brasile deve prepararsi anche ad affrontare la tragedia sociale di una crisi che non accenna ad arrestarsi. E di un Mondiale che, qualunque fosse stato il suo esito sportivo, non ha portato alcun beneficio economico, senza influire in maniera positiva su indici quali Pil, occupazione e consumi. Anzi, ponendosi insieme alle Olimpiadi di Rio 2016 come freno a una crescita che da alcuni anni già fatica, e diventando detonatore delle proteste nate come risposta ai tagli e all’aumento del costo della vita. A fronte di una spesa complessiva del governo brasiliano di circa 13 miliardi di dollari su Brasile 2014, ad aprile la rivista Forbes ha ipotizzato un ricavo dettato dal suo impatto sull’economia del paese di circa 3,5 miliardi, insufficiente a coprire le spese. Mentre il governo tramite il ministro del turismo ha illustrato cifre ottimistiche introno ai 13 miliardi, un “pareggio di bilancio” che ricorda quello auspicato dal governo britannico dopo Londra 2012 e che è destinato a restare un wishful thinking, cui i numeri non danno scampo.

Chi ci guadagna dal Mondiale?
Sicuramente la Fifa, organizzazione senza fini di lucro che all’ultimo bilancio del 2013 ha segnato ricavi per 1,4 miliardi di dollari e ha dichiarato riserve per un ammontare di altri 1,3 miliardi. E i Mondiali sono la sua gallina dalle uova d’oro. Innanzitutto la Federazione ha guadagnato circa 4 miliardi dalla vendita dei diritti televisivi per il quadriennio 2010-2014, tra qualificazioni e fase finale. Inoltre, la federazione internazionale del calcio, come il Cio, come sempre gode di una esenzione fiscale nei paesi in cui organizza gli eventi, nel caso specifico grazie alla Lei General da Copa approvata nel 2012. In più controlla una zona rossa che si estende per circa due km intorno a ogni impianto: e tutto ciò che si fattura al suo interno, biglietti, magliette, bevande, etc. deve essere fornito esclusivamente da organizzazioni e sponsor che pagano la loro quota alla Fifa. Anche qui il governo brasiliano non vede un dollaro.

Non contenta dei suoi guadagni, sulla gestione e vendita dei biglietti e dell’hospitality, anche questa appannaggio esclusivo di Zurigo, si sono ipotizzati addirittura comportamenti criminosi, attraverso la compagnia controllata Match. Dal Mondiale guadagnano poi le federazioni nazionali grazie ai premi. La Fifa ha stanziato 576 milioni destinati a premi ai club che mandano i propri giocatori al Mondiale, assicurazione sui calciatori nei confronti dei club, e federazioni in base ai risultati. Sono 35 milioni al vincitore, 25 al secondo, 14 a chi accede ai quarti e così via, infine 8, a chiunque partecipi, e in questo caso c’è chi ha deciso di risparmiare e chi di spenderli quasi tutti nel poso tempo che è rimasta, come la federazione italiana. Poi ci sono gli sponsor, che aumentano sensibilmente le vendite, come mostrano i numeri degli ultimi tornei. E qualche compagnia locale di costruzioni, come Oderbrecht: grande finanziatrice del Pt e vincitrice di moltissimi appalti pubblici.

Chi ci perde dal Mondiale?
Sicuramente il Brasile. Detto che diversi studi avevano già dimostrato che l’organizzazione di grandi eventi sportivi non portava alcun beneficio al paese ospitante, con pochissime eccezioni dovute principalmente a congiunture macroeconomiche favorevoli, ecco che è possibile entrare nel caso specifico. A fronte di una spesa di 13 miliardi di cui l’85% proveniente dalle casse dei governi centrale e regionali brasiliani, ben 3,85 sono stati spesi per gli stadi, triplicando le previsioni inziali. Innanzitutto non è detto nemmeno che le spese per gli impianti a Rio e Sao Paulo siano state lungimiranti. Basta pensare ai mostri di Italia ’90 o allo Stadio Olimpico londinese: costato 600 milioni di sterline, il governo britannico ha speso altri 200 per poterlo regalare al West Ham e non farne una cattedrale nel deserto. Cattedrale nel deserto che diventerà sicuramente l’Arena Amazonia di Manaus: costata 400 milioni, ospiterà partite di terza e quarta serie destinate a un pubblico di un migliaio di persone.

Inoltre, se la produzione industriale è in continuo calo, e la crescita del Pil brasiliano nel triennio 2010-13 è stata del +3,4%, le previsioni lo dimezzano a un +1,8% per l’anno in corso e lo portano a +2,3% nel 2015. E’ poi stato calcolato da uno studio di Allianz che il contributo proveniente da Brasile 2014 e Rio 2016 sulla crescita Pil si assesta tra lo 0,1 e lo 0,2%: un contributo praticamente inesistente se spalmato su un paese enorme come il Brasile. Allo stesso modo, se rispetto al 2009-13 gli investimenti sono passati dal +6,5% al 2,8% del 2014 e al 4% del 2015, qui il contributo dei grandi eventi sportivi non incide per più dello 0,5%.

Dove invece incide, è su un dato negativo, l’inflazione, che negli ultimi anni è oscillata tra il 6% e il 6,5%: nel 2015 è prevista al 6,5%, ma se non ci fossero stati i mondiali si sarebbe attestata sotto il 6%. Le proteste e gli scioperi esplosi in Brasile in concomitanza con l’aumento del costo della vita e dei biglietti dei trasporti pubblici, insieme ai drastici tagli alla spesa sociale e sanitaria, potrebbero quindi non essere destinate a scemare.

Anche perché a livello di occupazione le cose non stanno migliorando, anzi. I 700mila posti di lavoro creati per il Mondiale nel quadriennio 2009-14 già erano un’inezia se paragonati a una forza lavoro disponibile nel paese di oltre 100 milioni di persone, e per giunta come al solito tutto il lavoro creato per il grande evento (sportivo e non solo, vedi Expo2015 a Milano) è rigorosamente a tempo determinato. Insomma, Brasile 2014 sembra essersi rivelato una festa destinata a privatizzare i profitti (in primis della Fifa, degli sponsor e di qualche speculatore) e socializzare le perdite, di cui subirà a lungo le conseguenze la popolazione brasiliana.

Il 5 ottobre ci saranno le elezioni generali nel paese, e in vista delle presidenziali la popolarità del presidente Dilma Rousseff, dopo i fischi ricevuti in mondovisione nel match inaugurale, non è mai stata così bassa, anche se gli analisti dicono che dovrebbe comunque spuntarla contro il socialdemocratico Neves. Certo sarebbe una vera beffa, per una ex guerrigliera comunista ai tempi della dittatura, rischiare di perdere per aver organizzato il Mondiale: il grande banchetto della Fifa.

Fonte:
il Fatto Quotidiano

Cosa va e cosa non va nell’economia brasiliana

imagesTanti sforzi per niente. Così potremmo riassumere il giudizio di Mobius, executive chairman di Templeton Emerging Markets Group (Franklin Templeton), sull’economia del Brasile il quale tuttavia confida che “le numerose risorse positive e il potenziale di cui il paese è dotato ritornino in primo piano” e che gli eventi sportivi “contribuiscano in misura maggiore a promuovere le riforme, le spese in investimenti e la crescita nel paese”.

Come investitore nel paese sudamericano, Franklin Templeton sta compiendo un passo indietro e valutando le prospettive di lungo termine del paese per concentrarsi più sull’andamento del consumo che sul quadro politico. “Riteniamo che numerose società orientate al consumo possano singolarmente continuare a registrare buoni risultati ed è per questa ragione che l’analisi bottom – up e la gestione attiva sono a nostro giudizio essenziali” sottoline Mobius. Un altro settore da tenere sott’occhio è quello edile, che si sta evolvendo soprattutto sul fronte dell’edilizia a basso costo, soprattutto a seguito del programma che prevede la concessione della proprietà legale: potrebbe liberare capitali per migliorare le abitazioni e le aree in cui vive la popolazione delle favelas.

Ma cos’è che non va, in generale, in Brasile? Negli ultimi due anni, sottolinea Mobius, ha compiuto investimenti enormi che purtroppo non si sono tradotti in una crescita significativa e hanno provocato conseguenze economiche negative. L’elenco comprende le spese levate legate alla preparazione della Coppa del mondo FIFA e dei Giochi Olimpici nel 2016, gli investimenti nell’ordine di miliardi di dollari della società petrolifera nazionale brasiliana in costose attività di esplorazione offshore, produzione e sviluppo di energia, la costruzione di un importante stabilimento petrolchimico e i vari programmi sociali a sostegno delle fasce di popolazione a reddito più basso.

La situazione brasiliana è diventata così critica che l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha recentemente declassato il rating creditizio del paese da BBB a BBB-, il livello investment grade più basso, in considerazione del peggioramento della situazione fiscale del governo e della mancanza di fiducia nella sua gestione economica. Il problema è la crescita economica brasiliana (2,3% nel 2013 e una percentuale identica stimata per il 2014): non è abbastanza elevata da generare un capitale sufficiente a soddisfare le esigenze, in termini di infrastrutture e servizi sociali, della giovane popolazione del paese, spiega Mobius. Una particolare attenzione, aggiunge, meritano le banche controllate dal governo: concedono finanziamenti a un ritmo sostenuto, ma gran parte di queste operazioni non sono a suo giudizio prudenti e potrebbero dare luogo a un aumento delle sofferenze.

Infine, le riforme: sono essenziali, spiega l’esperto, “ma sono state attuate con eccessiva lentezza perché il processo decisionale politico brasiliano richiede un ampio consenso e negoziazioni a nostro giudizio lunghissime”. “Alcune riforme – conclude – richiedono modifiche alla costituzione del paese che a loro volta devono essere votate e approvate due volte a maggioranza assoluta in ciascuno dei rami del Parlamento, il che non è facile a causa delle profonde differenze tra i vari gruppi d’interesse espressione di questo vasto paese”.

Fonte: Italcam

Brasile – Il boomerang dei Mondiali

downloadTra meno di due settimane partono i mondiali di calcio in Brasile, che oltre a regalarci uno spettacolo sportivo di prima classe ci offrono la possibilità di sapere di più nei confronti di una nazione emergente, parte dei celeberrimi BRIC (Brasile, Russia, India Cina). Il Brasile, si sa, è la nazione che ha vinto più coppe del mondo in assoluto, quindi ci sarebbe da aspettarsi che i mondiali siano un evento popolarissimo, fonte di orgoglio nazionale. Ed invece non è proprio così.

Dal 2007, da quando il Brasile si è assicurato i mondiali del 2014, “l’indice di gradimento” di questo evento è sceso dal 75 al 48 per cento, oggi meno della metà della popolazione pensa che sia stata una buona mossa ospitare i mondiali. Ai brasiliani appare assurdo che il governo abbia speso 11 miliardi di dollari e mezzo, di cui circa 3,6 miliardi provenienti dall’erario pubblico, per allestire i mondiali quando nel paese mancano i servizi sociali fondamentali, dalla sanità alla scuola. La notizia, poi, che questi saranno i mondiali più costosi della storia, ha provocato un’ondata di protesta.

Le critiche mettono in luce un sistema economico corrotto, asfissiato dall’eccessiva burocrazia e controllato dal grande capitale. Questa miscela ha fatto sì che gli sprechi siano stati  quasi tanto frequenti quanto le promesse non mantenute. Ad esempio, il governo ha insistito per ubicare le partite in una dozzina di città, quando la stessa FIFA aveva ne suggerito massimo 8. Stadi  giganteschi sono sorti, simili a cattedrali nel deserto, in piccoli centri urbani privi di squadre locali famose e dei tifosi per riempirli. Quello costruito a Manaus, nell’Amazzonia, ha una capienza di 39 mila persone quando nelle partite locali il numero massimo di spettatori è 1.500. Dietro la costruzione degli stati c’è una macchina infernale di politici corrotti e di architetti e società di costruzioni a loro legati.

Ma non basta, gran parte delle infrastrutture di cui in futuro avrebbe dovuto beneficiare la popolazione, e che hanno giustificato l’uso di 3,6 miliardi di dollari provenienti dalle tasse dei brasiliani, non sono state costruiti. L’alta velocità che doveva collegare Rio de Janeiro a Sao Paulo per un costo di 16 miliardi di dollari non si è mai materializzato.

La rabbia contro le spese e gli sprechi dei mondiali, esplosa lo scorso anno nelle strade del Brasile, è anche alimentata dal rallentamento della crescita economica. Nel 2007 il tasso di crescita era del 7,5 per cento, oggi l’economia fa i conti con una recessione quasi quinquennale. Secondo il governo i mondiali inietteranno nell’economia nazionale circa 11,1 miliardi di dollari, grazie alla pubblicità ed alle spese dei tifosi; daranno anche lavoro a quasi 400 mila persone. I critici, tra cui le agenzie di certificazione come Moody, fanno notare che si tratta di occupazione stagionale e che l’impatto sull’economica brasiliana sarà minimo. I mondiali non compenseranno la contrazione legata all’eccessivo indebitamento della giovanissima classe media, la caduta del gettito fiscale legata a questo fenomeno, né risolveranno il problema della corruzione e dell’eccessiva burocrazia.

Brasile – Accordo con Confagricoltura per lo sviluppo Vitivinicolo

Confagricoltura e lo Stato brasiliano di Santa Catarina hanno siglato una lettera d’intenti con l’obiettivo di avviare progetti di benchmarking, apprendimento delle migliori pratiche nel settore della produzione vitivinicola, che potrà essere allargata a tutte le produzioni, favorendo lo scambio di tecnologie.

“Apprezziamo che il Governo di Santa Catarina abbia scelto Confagricoltura per avviare azioni di formazione, con particolare attenzione ai giovani agricoltori, e di promozione congiunta, workshop e interscambi commerciali, soprattutto nell’ambito di Expo 2015, di Vinitaly ed altri eventi internazionali”, ha commentato il direttore dell’Organizzazione, Luigi Mastrobuono, dopo la firma in occasione di un seminario promosso a Roma da Confagricoltura.

Per lo Stato di Santa Catarina hanno firmato l’intesa i rappresentanti  dell’assemblea legislativa, dell’associazione produttori di vino, della principale città produttrice, dell’associazione della Ricerca agricola, allevamento ed estensione rurale. Per Confagricoltura questa collaborazione con i partner brasiliani è importante, perché  potrà contribuire a superare le difficoltà e gli ostacoli doganali e tecnico-commerciali che limitano le esportazioni di nostri prodotti in Brasile.

Santa Catarina, con capitale Florianapolis, è uno stato nel sud del Brasile, esteso come l’Italia, con 6 milioni di abitanti. Il Paese ha un consumo pro capite di vino in crescita, specialmente nelle regioni con reddito e qualità della vita più alti, tra cui proprio lo Stato di Santa Catarina, che vanta anche il maggiore incremento di turisti. In particolare, la situazione della produzione vitivinicola è in grande fermento. Al momento le cantine in produzione nello Stato sono poco più di 60, ma il dato più interessante è che, di queste, 14 sono nate negli ultimi cinque anni.

Fonte: Confagricoltura