Aprire una nuova azienda in Europa? I fondi e le agevolazioni per startup

eugo-258Nonostante l’alta disoccupazione in Europa il settore digitale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione TIC è alla continua ricerca di lavoratori. Ogni anno la domanda di occupati nelle TIC cresce del 3%, ma già tra il 2006 e il 2010 il numero di laureati in materie scientifico-informatiche era calato del 10%. Le posizioni vacanti nel settore potrebbero arrivare a 900mila entro il 2020.
Indicazioni pratiche su come accedere ai fondi Ue per piccole e medie imprese, trovare partner, fare network con altre start up, avere supporto nell’avvio della nuova impresa si possono trovare sul sito dell’agenda digitale 2020 della Commissione Europea.

I tempi e le modalità di registrazione di una nuova startup in un paese Ue variano tra stati membri. In Italia, così si legge nel sito, ci vuole un giorno per registrarsi tramite lo “sportello unico” ma il costo si aggira intorno ai 2mila euro. Un costo ben al di sopra di quanto raccomanderebbe l’Ue, non più di 100 euro .

L’Unione europea mette a disposizione alcuni servizi per il supporto e le informazioni necessarie su come aprire nel proprio paese o in un altro stato membro una start up per cercare di levare dubbi a chi voglia avviare il nuovo business . Il piano che si presenta deve essere molto curato nei dettagli e non improvvisato. Anche la descrizione dei servizi e funzioni della Pmi in questione è importante per accedere a prestiti, garanzie, finanziamenti per l’equità ecc. Imprenditori e società di qualsiasi settore e grandezza possono presentare i loro progetti. La decisione sarà presa dalle istituzioni locali e finanziarie che potranno aggiungere ulteriori finanziamenti per il business. Il programma Fiware ha un fondo di 80 milioni a cui possono accedere piccole e medie imprese e start up in particolare web con idee innovative per sviluppare nuovi servizi e nuove app . Nel 2015 sono previsti altri due bandi rispettivamente per il 31 marzo e il 29 settembre prossimi per il piano Fet . Il fondo ha a disposizione 154 milioni di euro ed è destinato a settori agli inizi del business e ad alto rischio . Mentre lo strumento per le Pmi è un nuovo schema introdotto da Horizon 2020 ha a disposizione 500 milioni e ricopre tutti gli ambiti : nanotecnologie, tlc, biotecnologie ecc. In particolare questo tipo di finanziamento concede borse che aiutino le piccole imprese a sviluppare le idee, costruire e sviluppare prototipi, offrire dimostrazioni a potenziali clienti, aiutare a commercializzare i propri prodotti . Per la competitività di piccole e medie imprese entra in gioco invece il fondo Cosme con un budget di 2,3 miliardi tra il 2014 e il 2020. Eurostars con un budget di 1,14 miliardi fino al 2020 aiuta le imprese nelle ricerche che sviluppino prodotti innovativi, processi e servizi per diventare competitivi. Per scoprire dove e come l’Ue può finanziare un ulteriore sviluppo dell’impresa si può consultare il sito. Per trovare nuovi partners e investimenti è importante saper fare networking tra investitori, startup, piattaforme di coworking e crowfunding . Tra le piattaforme di networking: Startup Europe Partnership (SEP), Web Investors Forum, Crowdfunding Network, Coworking Assembly, Accelerator Assemly, Enterprise Europe

Fonte : Il Sole 24 Ore

Bankitalia: a novembre prestiti giù dell’1,6%. In calo soprattutto quelli alle imprese (-2,6%)

Geld 607I prestiti delle banche al settore privato, hanno registrato a novembre una contrazione su base annua dell’1,6 per cento. Una caduta in rallentamento rispetto a ottobre (-2,1 per cento). I prestiti alle famiglie sono calati dello 0,5 per cento sui dodici mesi (-0,6 per cento nel mese precedente); quelli alle società non finanziarie (ossia le imprese) sono diminuiti, sempre su base annua, del 2,6 per cento (-3,1 per cento a ottobre). Lo comunica la Banca d’Italia nella nota sulle “principali voci dei bilanci bancari”. Si tratta di dati corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari.

Tasso sofferenze banche: +18,4%
Il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze (senza correzione per le cartolarizzazioni ma tenendo conto delle discontinuità statistiche) è risultato pari al 18,4 per cento (19,1 per cento a ottobre).

Tassi sui nuovi mutui stabili a 3,19%
I tassi d’interesse, comprensivi delle spese accessorie, sui finanziamenti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono stati pari al 3,19% (3,18 nel mese precedente). E’ quanto informa la Banca d’Italia secondo cui i tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono risultati pari al 3,38% (3,54% nel mese precedente); quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia all’1,98% (2,05% a ottobre).

Accelerano depositi banche a novembre: +3,5%
Accelera, a novembre, il tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi bancari del settore privato, che è stato pari al 3,5 per cento (2,3 per cento a ottobre). Secondo Bankitalia la raccolta obbligazionaria, includendo le obbligazioni detenute dal sistema bancario, è diminuita del 17,4 per cento su base annua (-17,5 per cento nel mese precedente).

Fonte : Il Sole 24 Ore

Agricoltura, erogati 2,6 miliardi per lo sviluppo rurale

45013_XS.t.W300.H188.M4Contributi superiori a 2,6 miliardi di euro, di cui circa 1,34 miliardi messi a disposizione dall’Unione europea, sono stati erogati nel corso del 2014 per iProgrammi di sviluppo rurale (PSR).

A renderlo noto è il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali secondo cui “in cima alla classifica della spesa si confermano le regioni del Centro-nord, in particolare la provincia autonoma di Bolzano (con il 94,6% della spesa realizzata), seguita dalla Lombardia (90,7%), mentre le altre regioni del Centro-nord raggiungono una percentuale di spesa tra il 75% e l’86%. Per le regioni del Sud (gruppo Obiettivo convergenza) la percentuale resta inferiore alla media nazionale, ma solo una Regione non ha raggiunto gli obiettivi minimi”.

“Si tratta di un passaggio importante – afferma ilministro Maurizio Martina – frutto del lavoro sinergico portato avanti da ministero, Agea, Regioni e organismi pagatori, che conferma le possibilità del mondo agricolo di utilizzare sempre meglio le risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione europea in un settore strategico per l’economia del Paese, dimostrando dinamicità e propensione a investire per incrementare la competitività delle imprese agricole italiane e delle aree rurali in generale”.

“Il lavoro – aggiunge Martina – svolto nelle ultime settimane con Agea e le Regioni sui fondi comunitari di sviluppo rurale e’ stato intenso e ha portato a risultati soddisfacenti. E’ stato recuperato gran parte del ritardo accumulato nel corso dell’anno sulla spesa e questo ha permesso di chiudere il 2014 riducendo al minimo il rischio di penalizzazioni finanziarie da parte della commissione europea”.

Fonte : Teleborsa

Mutui, +30,5% nei primi 10 mesi del 2014, prestiti fino a 1 mln a Pmi + 0,2%

downloadPrimi segnali di ripresa per i mutui immobiliari. Secondo l’Abi nei primi 10 mesi del 2014 il flusso erogato è salito del 30,5% a 20,2 miliardi di euro, superando già l’intero ammontare del 2013. Si tratta per la gran parte di nuove operazioni mentre le surroghe rappresentano una quota modesta. L’Abi segnala come i prezzi delle abitazioni siano ancora in riduzione, ma con segnali di stabilizzazione mentre si vede una ripresa delle transazioni che restano però sui livelli modesti (206mila nel terzo trimestre 2014).

In controtendenza prestiti fino a 1 mln a Pmi
Ad essere in controtendenza, dopo 36 mesi, è in particolare il dato relativo ai finanziamenti alle piccole imprese, soprattutto quelle con maggiore capacità di permanenza sul mercato: + 0,2% nei primi dieci mesi del 2014, rispetto allo stesso periodo del 2013, per quanto riguarda i nuovi prestiti alle società non finanziarie fino ad 1 mln di euro. Su questo fronte, l’analisi Abi sui finanziamenti alle imprese presentata oggi a Ravenna da Gianfranco Torriero, vice direttore generale e responsabile area studi e mercati dell’associazione, rileva anche un incremento sul lungo periodo, dal momento che questa particolare tipologia di finanziamento passa dal 28,7 % del dicembre 2008 al 46,4 % dell’agosto 2014.

Indietro i finanziamenti sopra il milione
«Bisogna distinguere tra le imprese che hanno temporanea difficoltà e quelle che hanno qualche problema strutturale: le piccole e medie imprese non sono tutte quante uguali – ha spiegato Torriero – ci sono quelle che hanno prospettive di permanenza sul mercato che devono essere supportate con tutti gli strumenti, anche con garanzie pubbliche, e quelle che sono in qualche difficoltà strutturale, il che è ben diverso». Per quanto riguarda invece i finanziamenti alle imprese superiori al mln di euro, il dato registra un -5 per cento.

Patuelli (Abi): visibili i germogli della ripresa
Per il presidente Abi, Antonio Patuelli, gli ultimi dati sul mercato dei mutui sono positive, e confermano l’ipotesi di una possibile ripresa complessiva del nostro sistema economico dall’inizio del 2015, «ma non dimentichiamoci che la crisi ha la coda lunga». «Ci sono delle condizioni favorevoli quali l’indebolimento dell’euro rispetto al dollaro e il calo del prezzo del petrolio – ha sottolineato Patuelli – che favoriscono le esportazioni delle nostre imprese. Le banche in questi mesi hanno fatto un grande sforzo e questo sta producendo dei germogli. Prima si semina e poi si raccoglie. Ora si vedono solo i germogli. Che ci siano comparti che si muovono, non lo diciamo solo noi ma lo dicono anche settori imprenditoriali».

Fonte: Il Sole 24 Ore

 

Sabatini bis, semplificazioni dalla conversione del Decreto Competitività

Differenze-fondi-comuni-e-Sicav-211x300Approvato dal Senato un emendamento che prevede che sarà la stessa banca erogatrice del prestito a valutare il merito creditizio del richiedente per accedere al fondo di garanzia dello Stato

La legge di conversione del decreto competitività (D.L. n. 91/2014) ha ottenuto venerdì scorso il via libera definitivo dal Senato ed ora passerà all’esame della Camera per la sua versione finale. In sede di passaggio al Senato, sono state introdotte modifiche in merito al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (art. 2, comma 100, lett. a), Legge n. 662/1996) nell’ambito dell’abbinata con l’intervento della Sabatini-bis (art. 2, D.L. n. 69/2003). Un emendamento all’art. 18 del D.L. n. 91/2014 stabilisce, infatti, che sarà la singola banca, a cui la Pmi si può rivolgere per richiedere un prestito abbinato alla Sabatini), e non più un soggetto terzo, a verificare se il richiedente ha il corretto “merito creditizio” per fruire della garanzia dello Stato, la quale può arrivare a coprire fino all’80% dell’importo finanziato.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Mutui, perché l’Euribor può arrivare a 0 ma non diventare negativo. Come cambierà la rata

bce-ap-258L’Euribor è tornato a scendere. Lo avranno notato coloro che stanno rimborsando un mutuo a tasso variabile (le cui rate sono agganciate proprio all’andamento dell’indice interbancario Euribor) o coloro che sono in questo momento in procinto di stipulare un mutuo a tasso variabile.

Dal 5 giugno – giorno in cui il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi ha tagliato il tasso ufficiale di riferimento (quello che le banche pagano alla Bce per prestiti a breve termine) dallo 0,25% allo 0,15% (minimo storico) e ha portato sotto zero il tasso sui depositi (pagato dalla Bce sulla liquidità parcheggiata dalle banche) a -0,1% – gli indici Euribor hanno iniziato a muoversi al ribasso. L’indice a 3 mesi (il più gettonato ora dalle banche che concedono un mutuo a tasso variabile) è sceso dallo 0,29% allo 0,208%. L’Euribor a 1 mese (tra i più gettonati in passato) è passato dallo 0,25% all0 o,103%. Ovviamente stiamo parlando di pochi punti base, quindi l’impatto sulle prossime rate (e il conseguente risparmio) ci sarà ma non sarà di straordinaria portata.

Ancor più significativo il cambiamento dei future sull’Euribor a 3 mesi, quotati sul mercato londinese Liffe. Questi contratti danno la dimensione delle aspettative dei mercati sull’andamento futuro dell’ “indice dei mutui variabili”. Ebbene, se prima della mossa di Draghi era “previsto” un Euribor oltre il 2% nell’arco dei prossimi 5 anni, ora questa prospettiva è stata ridimensionata. Si prevede infatti che l’Euribor a 3 mesi raggiungerà nel 2019 l’1,7%. Quindi dovrebbe salire ma molto meno e molto più lentamente di quanto “previsto” appena un mese fa.

Nel frattempo, nel breve periodo, c’è chi ipotizza che l’Euribor possa addirittura azzerarsi o scendere sotto quota 0: diventare cioè negativo. In questa opzione per calcolare il tasso mensile su cui conteggiare l’importo della rata del mutuo si dovrebbe sottrarre l’Euribor allo spread applicato dalla banca piuttosto che sommarlo, come accade da sempre. Un’ipotesi paradossale a cui – fa sapere al Sole 24 Ore un operatore di mercato specializzato in mutui – molte banche probabilmente non sono contabilmente e a livello informatico attrezzate. Insomma, l’ipotesi di un Euribor negativo farebbe certamente ancor più piacere a chi sta pagando un mutuo a tasso variabile ma rischierebbe di mandare nel caos il sistema di calcolo dei piani di ammortamento di molti istituti di credito.

È un’ipotesi, tuttavia, che appartiene secondo un esperto di mercato interbancario alla fantascienza. «Non è possibile avere un Euribor negativo», spiega. Per capirlo dobbiamo distinguere l’Euribor dal tasso Eonia , altro tasso interbancario che invece per qualche giorno dopo la manovra di Draghi potrebbe anche scivolare sotto zero e difatti vacilla davvero vicino alla soglia della neutralità (0,04%, a inizio giugno era allo 0,2%).

Eonia ed Euribor sono entrambi tassi interbancari ma diversi. L’Eonia è il tasso overnight: misura il tasso che una banca chiede ad un’altra per avere un prestito di un solo giorno. Gli scambi avvengono di sera, quando le banche devono riportare i conti in ordine dopo il lavoro di impieghi e depositi del giorno. Se una banca è in scoperto chiede un prestito a un’altra banca (o alla banca centrale) e tutto sistema. L’Eonia è questo tasso: la banca A presta alla banca B a fine serata e la banca B restituisce il tutto il giorno dopo. Il rischio di credito che prende la banca A è di una sola notte – per quanto si tratti di un prestito privo di garanzie, quindi unsecurited – infinitesimamente piccolo.

Il tasso Eonia risente di diverse dinamiche, tra cui il momento del calcolo della riserva obbligatoria durante il quale ciascuna banca deve mantenere un saldo almeno pari all’importo di riserve che deve alla banca centrale europea. Si tratta di un importo medio (poniamo che il calcolo vada dall’11 giugno all’11 lugli0). «Per questo motivo – spiega l’esperto del settore interbancario – è tecnicamente possibile che su questi livelli per qualche giorno, lontano dal periodo di riserva obbligatoria, l’Eonia possa scivolare sotto quota o, visto che il tasso dei deposti presso la Bce è stato portato a -10 punti base».

E l’Euribor? «Solitamente l’Euribor a 1 mese è più caro di 10 punti rispetto all’Eonia, quindi potrebbe azzerarsi ma non diventare negativo». Come mai? «A differenza dell’Eonia (che misura effettivamente gli scambi di liquidità tra banche overnight) l’Euribor non è un tasso transato ma è il tasso a cui un panel di 25 banche “pensa” che una prime bank presti ad un’altra prime bank. L’Euribor è tecnicamente quindi il frutto di un’opinione, per quanto debba essere confortata da parametri osservabili».

Ok, ma perché l’Euribor non può scendere sotto zero? «Èoggettivamente difficile pensare che i tassi Euribor possano andare in termini negativi considerando il peso regolamentare nel prestare capitali a un’altra banca, ovvero gli accantonamenti. In sostanza quando io presto a un’altra banca devo mettere da parte un certo importo di capitale per far fronte a possibili perdite. L’importo da accantonare sarà tanto più penalizzante quanto il tasso è vicino a 0. Supponiamo che alla banca A per prestare a una banca B venga chiesto un accantonamento dello 0,1%. Se però il tasso di remunerazione è più basso di 0,1% la banca A ci perde. Per quanto basso sia l’assorbimento di capitale sarà comunque più elevato che prestare allo 0. Per questo motivo l’Euribor non può tecnicamente scendere sotto 0. Se lo facesse si bloccherebbe il mercato interbancario».

Fonte: Il Sole 24 Ore

Credito, nasce il primo confidi indipendente in Italia

consulenza-finanziaria-indipendente-300x225E’ nato il primo confidi indipendente ed il dodicesimo in ambito italiano, dall’unione di tre confidi preesistenti: Interfidi, Artigianconfidi in Fidicom 1978. La fusione completa un iter avviato nel 2012, volto a valorizzare i punti di forza delle rispettive realtà aziendali, ma forse anche ad anticipare un progetto di riforma dei confidi, che ha come premessa proprio il rafforzamento patrimoniale di queste realtà. 

I confidi sono realtà di tipo consortile o cooperativo, che si occupano di favorire il credito alle PMI, attraverso condizioni agevolate e garanzie per i soci.

La nuova realtà, che si chiama Interfidicom Confidi Nazionale, nasce con una dotazione di 8 mila soci e vanta oltre 160 milioni di garanzie prestate, con una solidità patrimoniale garantita da un coefficiente del 9%. 

Interfidicom prevede di operare anche attraverso la trasformazione in SIM della partecipata SEQ Servizi Emittenti Quotati, l’ulteriore sviluppo della società partecipata di mediazione creditizia Studimprese e il lancio definitivo di Insiemefidi, confidi di secondo grado controllato da Interfidicom.

Fonte: Teleborsa

Società, meno vincoli su bond e azioni

finanziamenti_soldi_168Provare a incentivare l’afflusso di nuova finanza alle imprese. Rafforzare la presa degli azionisti di controllo. Aumentare il perimetro dell’azionariato “ibrido”. Riconoscere un più elevato grado di specificità alle piccole e medie imprese. Diminuire la rilevanza del capitale sociale, tuttora centrale nel nostro diritto societario. Il decreto legge mette sul tappeto un pacchetto di modifiche al Codice civile che hanno il pregio di un filo conduttore e (qualche) rischio di abbassamento di garanzie.

Partiamo dal capitale sociale. Il decreto incentiva il ricorso alla società per azioni, di fatto sfumandone la distinzione rispetto al modello della società a responsabilità limitata, prevedendo più del dimezzamento del capitale necessario per la costituzione. Si passa da un minimo di 120mila euro a uno di 50mila. Con l’effetto tra altro di rendere necessario, nel medio periodo almeno, l’adozione del collegio sindacale da parte di tutte le srl che hanno capitale sociale entro il nuovo limite.

Ma il picconamento del ruolo del capitale sociale è dimostrato anche dalla cancellazione con un tratto di penna di due articoli del Codice civile, quelli che tuttora prevedono limiti all’emissione di obbligazioni, che deve essere contenuta entro valori al massimo pari al doppio del capitale sociale stesso. Come pure a essere soppresso è il divieto alla riduzione del capitale e alla distribuzione delle riserve per le società che hanno emesso bond. Chiaro l’intento: favorire la ricerca di capitali alternativa al circuito bancario. Ed evidente anche il pericolo: azzerare una specificità italiana fissata a presidio della “solvibilità” della società, a garanzia di creditori e investitori. È possibile però che in sede di conversione del decreto una riflessione del Parlamento sul punto possa portare a modifiche anche sostanziali.

Del capitale, inteso come freno, si può fare a meno, per il decreto, anche per quanto riguarda la possibilità di emettere azioni senza diritto di voto o con diritti di voto soggetti a limitazioni. Il testo attuale del Codice civile prevede la chance di emissione di questi titoli “ibridi” entro il tetto del 50% del valore del capitale. Il decreto cancella però questo limite e, di fatto, apre a una liberalizzazione assai ampia. Liberalizzazione che potrebbe trovare un parziale contrappeso nella possibilità, che però potrà (non dovrà) essere prevista dallo statuto, di riservare consiglieri di amministrazione o di sorveglianza oppure sindaci ai titolari di azioni con diritto di voto compresso o azzerato.

Sul difficile e mobile crinale dell’equilibrio tra esercizio del potere di controllo e assunzione del rischio si muove poi la cancellazione di un divieto che molto ha fatto discutere, quello all’emissione di azioni a voto plurimo. Una maniera per blindare il controllo e circoscrivere la contendibilità delle società, ma, nello stesso tempo, un adeguamento del diritto societario italiano a quanto oggi è previsto dalla larghissima maggioranza degli ordinamenti giuridici commerciali dei Paesi di capitalismo avanzato.
Inoltre, con questa ulteriore facoltà, che si muove peraltro nello spirito della riforma del diritto societario che già aveva di molto allargato i confini della flessibilità e della sovranità dello statuto, potrebbe essere più facile la distinzione tra soci realmente interessati alla gestione della società e altri interessati all’investimento finanziario. In ogni caso, è assai probabile che in sede di conversione possa essere inserita dal Tesoro una disciplina dedicata a questa categoria di azioni (esiste già un’ipotesi Consob).

Viene poi agevolata la “mobilità” societaria, favorendo l’acquisto da parte di soci, fondatori o amministratori: non servirà più necessariamente la relazione di un esperto nominato dalla magistratura che attesti il valore della società ceduta. Anche in materia di recesso del socio e di liquidazione del valore delle azioni sono previsti interventi per ampliare i confini della libertà statutaria, sia pure nel rispetto di limiti massimi.

Il decreto legge poi rafforza, con una serie di modifiche al Tuf, la specificità che deve essere riconosciuta alle Piccole e medie imprese, definendone un identikit in termini di fatturato e capitalizzazione e, nello stesso tempo, rivedendo, solo per loro, i limiti entro i quali deve scattare l’obbligo di opa e quelli oltre i quali, nel caso di partecipazioni incrociate, deve essere sospeso l’esercizio del diritto di voto.

Fonte: Il Sole 24 Ore

L. 133/08 ART. 6 C. 2 LETT. A) SIMEST MERCATI ESTERI

downloadA Chi Si Rivolge

Imprese di qualsiasi dimensione, loro consorzi o raggruppamenti, con sede legale in Italia. Le PMI sono ammesse con priorità di accesso alle risorse.

Vantaggi

Finanziamento fino all’85% delle spese ammissibili al tasso agevolato pari al 15% del tasso di riferimento comunitario (comunque non inferiore allo 0,50%).

Operatività

Operativa

Start-up ed equity crowdfunding finanziario

equity-crowdfunding-300x199Il crowfunding è una raccolta finanziaria volta  a sostenere le startup attraverso un investimento in denaro anche minimo. Mediante le web communities l’aspirante start-up può presentare il suo progetto direttamente ai potenziali investitori.

 In questo articolo vi spiegheremo in cosa consiste l’equity crowdfunding, settore in cui Italia si è dimostrata al passo con i tempi a livello internazionale. Altro non è che un tipo di finanziamento dove l’investitore può acquistare direttamente le quote e le azioni delle società che intende aiutare mediante il proprio capitale.

L’ equity crowdfunding era nato per sostenere le organizzazioni senza scopo di lucro che avevano bisogno di piccoli patrimoni per proseguire le loro azioni umanitarie. Oggi in Italia è possibile effettuare tale tipologia di finanziamento solo per le start up innovative iscritte all’apposito Registro delle Imprese. Rientrano in questa categoria le società attive da non più di 48 mesi presenti sul suolo italiano e con una produzione inferiore ai 5 milioni di euro l’anno.

Prestate la massima attenzione prima di decidere di investire nell’equity crowdfunding, perché se non viene raggiunta la cifra prestabilita non si percepisce nessun guadagno. Si tratta quindi di investimento ad alto rischio che mira a far effettuare investimenti non su un prodotto finito ma solo sull’idea innovativa.